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Se le religioni reimparassero a narrare
Sì, se le religioni re-imparassero la loro originaria – e peculiare – funzione di story teller, di narratrici di storie e di racconti di “fondazione”, forse la storia del mondo oggi sarebbe diversa. Qualcuno ha scritto che non può esserci pace tra i popoli e tra le civiltà senza pace tra le religioni: le vicende recenti, a volte drammatiche, pur interpretabili in parte con processi di adulterazione delle religioni stesse, sembrano in realtà, confermare quella tesi. E allora, sì, se le religioni fossero capaci di riprendere il loro compito originario, forse il destino del mondo globalizzato potrebbe essere diverso, forse potrebbe ridursi in parte il potenziale di violenza che avvelena…
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L’ASIA e il nostro FUTURO
Quale futuro? Come rispondere a questa domanda senza uscire dalla camicia di forza dei modelli di pensiero regolati troppo su consuetudini e aspettative, considerate ovvie? A distanza di secoli, ormai, da quando l’umanità, a partire dalla rivoluzione scientifica, ha cominciato ad autocomprendersi prevalentemente proiettata verso il futuro e non più ossessivamente rivolta solo verso l’origine e il passato, non sarebbe il caso di dare un senso pieno e adulto all’idea di futuro? Senza trepidazioni e timidezze! Infatti, il futuro è tale perché ci viene incontro da un “altrove”, dal futuro appunto e non può sempre essere la rassicurante proiezione del nostro prevedibile presente! Il vero senso del “nuovo” (questo dio…
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Tu che mi guardi e mi racconti…
In cerca di un volto. Forse è anche questo, l’estate! Non solo e non tanto la ricerca di un tempo “liberato”, di un luogo “riconosciuto” o sconosciuto, di un ambiente familiare o intricante, di emozioni nuove o attese! O forse proprio attraverso queste. Forse anche l’estate è sempre un “viaggiare”, anche se, in genere, non ci si sposta da quei pochi metri di spiaggia, di piazza o di ambienti, dove si va a “scaraventare” la propria esistenza, come spesso accade nelle “vacanze”. Forse l’estate, le “vacanze” sono questa “attesa”, a volte disperata, che un volto ci si “riveli” e ci abbagli anche se, quasi sempre, proprio per questo, forse, ce…
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La cultura…e i volti
In tempi in cui si discute tanto di riforme degli studi, di formazione o, addirittura, di “emergenza educativa”, forse dovrebbe essere prioritario non accontentarsi di cercare soluzioni tecniche od operative, non accontentarsi di essere solo “funzionari” del sapere, senza andare alla radice dei problemi. In tutte la questioni relative alla formazione, alla educazione, alla conoscenza, alla cultura, sono sempre in gioco domande più “radicali”, alle quali, sembra, non siamo più capaci di rispondere. Che sia anche questa una espressione dell’”analfabetismo di ritorno”, che pare tipico, anche, degli intellettuali e di chi opera nel campo dei saperi e della cultura, oggi? Non sarebbe il caso allora di intendersi – prima di…