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Astinenza epistemica?
È ancora possibile combattere per la verità? Sembra di no, se si fa attenzione a tanti personaggi, che nelle, vesti di dotti, esperti, moralisti o religiosi, impazzano sui social, sulle tv o sulla carta stampata. Talora, sembra di assistere alle scorrerie di quelle bande di predicatori fanatici e urlanti che impestavano le piazze europee tra cinque e seicento o nei periodi più violenti della caccia alle streghe, e tuttavia raccoglievano intorno a sé folle altrettanto impazzite e vocianti. Sì, forse viviamo in una fase di “astinenza epistemica” (Claudine Tiercelin, La Post-verité ou le dégoût du vrai), in cui la questione della verità sembra diventare marginale o inutile. Si tratta di una pericolosa “astinenza epistemica“, se anche le Chiese con una lunga tradizione teologica preferiscono oggi esaltare “entusiasmo“, emozioni o “esperienze“, contro ragioni e…
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Il filosofo che ragionava sulle favole
Secondo una segreta e antica genealogia, “il dio” genera l’eroe, questi genera il creatore di favole (il “favolista”), ed è quest’ultimo infine che genera il filosofo. È ciò che ci ricorda, sulle tracce di Socrate, Michel Serres, filosofo libero da schemi e amante delle favole. È per questo che, a suo parere, la verità discende dalla “pietas“, dal coraggio e dalla bellezza. Quando, verso la fine della sua vita, in “quei momenti in cui nessuno mente”, egli scrive “ragiono sulle favole che cantano al mio posto”, il filosofo, ancora sull’esempio di Socrate, completa una sorta di somma finale della conoscenza e della vita tra ragione, mito e musica. Noi sappiamo,…
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L'informazione è solo mitologia?
L’ultima illusione che sarebbe il caso di abbandonare è l’idea che l’informazione, (via stampa, tv, nuovi media) possa essere una via d’accesso al reale: la verità invece è che il reale assume sempre più la figura dell’oggetto perduto. . Questo avviene non solo quando ci troviamo di fronte a organi o operatori dell’informazione inaffidabili e professionalmente disonesti – capitano pure casi del genere -, ma anche quando gli operatori della comunicazione fanno con professionalità e onestà il proprio mestiere. Anche se, mentre in quest’ultimo caso, la difficoltà di accesso al reale è dovuta a cause, potremmo dire, oggettive, derivanti dalla natura stessa dell’informazione moderna, e dalla logica del mercato; nel…
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Bilanci
Certe volte, come esortava Kavafis, bisogna privilegiare “il viaggio”, e accontentarsi di esso, godendone, sopportandone anche i timori, le inclinazioni e le interruzioni, pur senza rinunciare ad “avere in mente Itaca”. Certe volte bisogna decidersi per nuove “piccole” possibilità di diventare umani adesso, senza attardarsi a pretendere tutto insieme. Certe volte bisogna accettare di “fare” la verità un pezzo per volta, o, se si è saggi, di farsi “condurre” da essa, giorno per giorno, piuttosto che pretendere di “contenerla”, tutta e limpida, nella propria bisaccia. Certe volte bisogna rinunciare a usare la maiuscola, perché le più belle parole come libertà, democrazia, comunità, scienza, verità, popolo, fede, ragione, diritto, ideali, etica,…
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Se le religioni reimparassero a narrare
Sì, se le religioni re-imparassero la loro originaria – e peculiare – funzione di story teller, di narratrici di storie e di racconti di “fondazione”, forse la storia del mondo oggi sarebbe diversa. Qualcuno ha scritto che non può esserci pace tra i popoli e tra le civiltà senza pace tra le religioni: le vicende recenti, a volte drammatiche, pur interpretabili in parte con processi di adulterazione delle religioni stesse, sembrano in realtà, confermare quella tesi. E allora, sì, se le religioni fossero capaci di riprendere il loro compito originario, forse il destino del mondo globalizzato potrebbe essere diverso, forse potrebbe ridursi in parte il potenziale di violenza che avvelena…