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I politici credono a quello che dicono?
Forse la risposta più “politica” (sic) alla domanda posta nel titolo potrebbe essere: non è importante che ci credano. Ma non saremmo lontani dalla realtà se rispondessimo che, per lo più, i politici, anche quelli considerati bravi e “onesti”, non credono davvero alle cose che dicono. Quello del linguaggio politico infatti è senz’altro l’ambito in cui si verifica in modo più completo la cosiddetta “autonomia del politico”, teorizzata da diversi filosofi della politica, a partire dall’input dato da Machiavelli. I discorsi “politici”, soprattutto oggi, nella società dell’informazione e dello spettacolo, sono sempre più autonomi rispetto alla funzione di segni o di mezzi di comunicazione, per diventare essi stessi oggetto, ciò…
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Tutto è politica ma la politica non è tutto
Oggi, sembra evidente per tutti che la nostra convivenza sociale, non solo il governo politico, attraversa una fase critica che appare spesso drammatica. Il segno di questa percezione diffusa è la facilità, e la leggerezza, con cui si ricorre oggi sempre a parole ultimative e definitive nel dibattito politico. A dare retta a quello che si dice, sembra di essere ogni giorno sull’orlo di un abisso! In realtà, la “politica”, nacque nell’antica Grecia – sarebbe il caso di non dimenticarlo! – come “rappresentazione”. Se interpretate questo termine come categoria teatrale non vi state sbagliando. È avvenuto proprio questo. I greci inventarono la “politica” come “discorso”, che sostituiva lo scontro fisico…
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Perché abbiamo ancora bisogno della letteratura
Perché abbiamo bisogno della letteratura? Innanzitutto, per prendere atto che la crisi del nostro tempo, che ci coinvolge in ogni dimensione dell’esistenza, ha a che fare, in modo radicale, con la situazione generale del linguaggio. Quanti linguaggi dimenticati, tagliati o dichiarati privi di senso, a prescindere dal loro impatto sulla vita degli individui! Quanta omologazione dei discorsi e del “dire” a partire da bizzarre classificazioni tra linguaggi “moderni” o “non moderni”! Già Aristotele definiva “l’essere” come “ciò che si può dire in molti modi”. Il che significa che cancellare o ridurre quei “molti modi”, privilegiandone uno solo o alcuni, comporta una impossibilità di esperienza e conoscenza più complete dell’essere e…
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"Danzare sull’orlo degli abissi…"
Mi è venuta in mente questa frase di Nietzsche dopo aver visto l’ultimo film di Nanni Moretti “Habemus papam”. Difatti l’ho letto – nonostante ciò che può apparire a una lettura superficiale – proprio come un invito alla danza e al gioco, una riaffermazione di speranza e di possibilità di immaginazione e di invenzione. E in realtà di questi tempi – e non soltanto nella nostra noiosa e “provinciale” Italia – solo Dio sa quanto ci sarebbe bisogno sia di speranza che di immaginazione, e quanto ci sarebbero necessari la capacità di danzare e di giocare, come solo i bimbi e gli amanti sanno fare! In effetti “danzare sugli abissi”…