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Per una filosofia delle rotatorie
“So bene cosa voglio qui: voglio l’inconcluso”. Parole inaudite queste di Clarice Lispector (Acqua viva), che non abbandonano la mia mente, mentre mi faccio domande sulla strana mania di dover mettere la parola “fine” o di trovare necessariamente un titolo per ogni storia! Ne ho proprio bisogno? Davvero mi serve sempre uno schema in cui imprigionare la vita e le storie? Quelle personali o quelle delle culture, delle credenze, delle esperienze e dei linguaggi? Spiegare ogni cosa e cercare l’ultima parola ogni volta che penso, che parlo, che agisco? Credo veramente con questo di aver finito di capire? Non penso che questo può valere solo per le istruzioni d’uso del cellulare o…
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I sentieri interrotti della conoscenza
La storia del cammino umano verso il sapere è piena di vie di ricerca cancellate, di sentieri della conoscenza interrotti. Quante ipotesi, quante “strade di ricerca” e di conoscenza, quante “parole” dell’umanità, sono state “silenziate” nella storia, a volte con violenza. In ogni caso con superbia. Con quella tipica “hybris” umana, che faceva temere e tremare, già ai primordi della storia delle civiltà. Una forma di “totalitarismo” della conoscenza è riuscita spesso ad imporsi, per ragioni non sempre chiare e con metodiche diverse. Attraverso “procedure di controllo e di esclusione”, spesso mascherate anche da “volontà di verità”, come quelle descritte da Michel Foucault nel prezioso L’ordine del discorso. Quelle procedure…
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Se il cielo tocca la terra…
Chissàse alcuni di voi hanno mai fatto la mia stessa esperienza. Certo non in Italia. Perché i limiti e la configurazione del nostro paesaggio non ne offrirebbe l’occasione. A me è capitato, una volta, in Brasile. In un’area non distante dal centro geodesico dell’America del Sud. Quando mi sono trovato, all’improvviso, davanti a una pianura sconfinata. Senza montagne, né colline, né foreste, nécostruzioni di sorta che potessero costituire un ostacolo per lo sguardo. Era una visione dove l’occhio si perdeva, era “libero” di perdersi, senza nessun limite all’orizzonte, direi quasi senza nessun orizzonte. C’era solo “qualcosa”, come due piani indefiniti, il cielo e la terra, che, paralleli, senza incontrarsi mai,…
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Il posto vuoto
“Ci sono tempi nei quali pensare che esista qualcos’altro o che la realtà possa anche essere diversada quella che al momento ci si offre come unica può essere il solo conforto possibile” (W. Schmid). Quello che stiamo vivendo adesso è proprio uno di quei momenti? Certo, oggi un qualche bisogno di conforto sembra evidente, per molte ragioni. Ma, forse, avremmo bisogno di introdurre quella modalità di pensiero in ogni fase della nostra vita. E non pretendere di occupare tutte le caselle, in ogni possibile rappresentazione del mondo e della realtà. Allenarsi a lasciare, invece, sempre, un “posto vuoto”, una porta aperta, si potrebbe dire, senza la quale siamo destinati a…
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Figli dell'assenza
Le coincidenze della vita, talvolta, sono veramente strane! In un periodo in cui sono indotto a sperimentare, per più di un motivo, e in una forma nuova e insolitamente intensa, il sentimento dell’assenza, due incontri mi hanno consentito di elaborare in parte quel sentimento e hanno prodotto in me riflessioni che, immagino, potrebbero interessare anche i pazienti lettori di questo blog. Due incontri senza apparente legame tra di loro. Da un lato ho scoperto in un’amica persa di vista da tempo ma non dimenticata, un’amante e un’ attraversatrice di ogni tipo di deserto; dall’altro mi sono imbattuto in una storia chassidica riferita anche da Elie Wiesel (Le porte della foresta,…