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Dove vai quando rientri in te?
Sì. Dove crediamo di andare quando diciamo di rientrare in noi stessi? Se analizziamo il nostro linguaggio e le nostre categorie, ci accorgeremo che un paradossale e infondato dualismo determina ancora oggi la nostra conoscenza e l’esperienza di noi stessi e del mondo. Si tratta della cristallizzazione di un dualismo tra “interiore” e “esteriore“ talmente preminente, e dato per scontato, per cui “l’esterno“, o l’esteriorità, avrebbe sempre il bisogno di essere sanato, salvato o redento. Perché ciò che appartiene all’esteriorità sarebbe sempre ingiusto, negativo o del tutto effimero. Un tipo di dualismo nato per ergersi contro un mondo ingiusto, alla fine si è rivolto contro qualsivoglia esteriorità. Di quel dualismo siamo tuttora impregnati, nota Harold Bloom. In effetti, abbiamo a che fare con un rigido schema che, scrive…
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Mezzo secondo prima della coscienza
“C’è il pensiero, ma prima c’è l’impensato (unthought): una modalità d’interazione con il mondo,…che sfugge sistematicamente ai riflessi troppo lenti della coscienza“. È ciò che pensa N.Katherine Hayles, riferendosi anche alle recenti scoperte neuroscientifiche che confermano l’esistenza di processi cognitivi nonconsci, e tuttavia “essenziali per il funzionamento della coscienza”. Il suo libro, originale e innovativo nella sua struttura, tradotto in italiano da effequ editore, con il titolo L’impensato. Teoria della cognizione naturale, pone questioni che chiunque abbia a cuore gli studi umanistici (arte, letteratura, filosofia, studi religiosi, storiografia, ecc.), non può non affrontare con serietà. Purtroppo, ha ragione l’autrice, proprio quelle questioni sono quasi sconosciute in ambito umanistico, anche se…