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Il mondo in fuga
Cosa c’è di veramente nuovo nel nostro mondo, dal momento che storici e sociologi , a partire da Fernand Braudel (Civiltà materiale, economia e capitalismo) sostengono con buone ragioni che il mondo di cinquecento anni fa era quasi altrettanto globalizzato quanto quello odierno? Forse, ciò che vi è di realmente peculiare, nel nostro mondo, è un particolare effetto della globalizzazione, che consiste nel non sapere dove il mondo stia andando. Infatti, pure se si dice spesso che la globalizzazione ha unificato e rimpicciolito il mondo, in realtà occorrerebbe pure dire che lo ha moltiplicato, moltiplicando e complicandone le interazioni, a livelli impensabili. In realtà, oggi non possediamo più un…
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Quanto è alto il tempo?
Che strano modo di dire: essere all’altezza dei tempi! Come mai non riusciamo quasi mai ad essere all’altezza dei tempi? Non riescono ad esserlo i capi delle nazioni o i dirigenti dei partiti. Non riescono ad esserlo neppure i padroni dell’economia. Mai all’altezza dei tempi: è la maledizione che insegue i rivoluzionari in servizio permanente. Sono quasi sempre in ritardo agli appuntamenti con la storia anche i leader delle religioni. Quasi sempre in ritardo anche sapienti e intellettuali, abbagliati spesso dal luccichio del kronos e disattenti all’avvento controintuitivo del kairós. Ma, diciamo la verità, arriviamo sempre in ritardo anche come educatori, come amanti, come genitori, come figli, come cittadini: quante…
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"Quando il bambino era bambino….
…era l’epoca di queste domande: …”. Un’amica, secondo cui il mistero deve accompagnare sempre la vita dell’uomo, mi ha indotto a rileggere una poesia di Peter Handke, poeta e scrittore che amo molto. “Elogio dell’infanzia“, da cui sono tratti i versi citati sopra, invita a contemplare l’ “apertura“, del bambino che ognuno di noi è stato, alla magia, al mistero, e a qualsiasi dimensione dell’esistenza, senza pretendere di dichiararne nessuna priva di senso. In realtà, penso sia capitato a tutti, non solo a genitori e maestri, di rimanere a bocca aperta di fronte a qualche “perché” dei bambini. Tuttavia pochi, immagino, pensano che in quei “perché“, ripetuti a volte quasi ossessivamente,…
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SENSO E NON SENSO
Mi trovo spesso a riflettere, in questo periodo dell’anno, sul “senso” di ricorrenze come il Natale, sempre più superficiale fenomeno folkloristico senz’anima, non solo per coloro i quali escludono ogni considerazione per i valori religiosi, ma anche per molti di quelli che si definiscono religiosi o credenti. Il fatto non pare molto normale, dal momento che, tutti, tra l’altro, contiamo i secoli, i nostri anni e i nostri giorni, a partire proprio dall’evento ricordato dal Natale. Quell’evento, quindi, sotto certi aspetti, ha contribuito a definire la nostra identità, individuale e collettiva. Dovremmo allora pensare che quello svuotamento di senso, a cui facevo riferimento, èil prodotto di una disgregazione della memoria…
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Tutti dicono I love You
In tempi di “amore liquido” (Bauman) possiamo smettere di interrogarci su cosa diciamo quando diciamo: ti amo? O vogliamo appaltare, anche su questo argomento, il nostro cervello a conduttori e comparse di talk show e reality? E allora cominciamo, facendoci guidare dalle riflessioni del raffinato filosofo Jean Luc Nancy, (Sull’amore, Bollati Boringhieri; vedi anche Nancy, M’ama non m’ama, Utet), dal constatare che in questo nostro mondo, comandato da troppi calcoli, aspettative e valutazioni, si ha l’impressione che amare sia sottoposto a troppe domande. “Amare – si, ma secondo quale misura di gusto? Secondo quale aspettativa di durata, secondo quale modo di esistenza? Secondo quali rischi e quali chance? Amare – sì,…