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Astinenza epistemica?
È ancora possibile combattere per la verità? Sembra di no, se si fa attenzione a tanti personaggi, che nelle, vesti di dotti, esperti, moralisti o religiosi, impazzano sui social, sulle tv o sulla carta stampata. Talora, sembra di assistere alle scorrerie di quelle bande di predicatori fanatici e urlanti che impestavano le piazze europee tra cinque e seicento o nei periodi più violenti della caccia alle streghe, e tuttavia raccoglievano intorno a sé folle altrettanto impazzite e vocianti. Sì, forse viviamo in una fase di “astinenza epistemica” (Claudine Tiercelin, La Post-verité ou le dégoût du vrai), in cui la questione della verità sembra diventare marginale o inutile. Si tratta di una pericolosa “astinenza epistemica“, se anche le Chiese con una lunga tradizione teologica preferiscono oggi esaltare “entusiasmo“, emozioni o “esperienze“, contro ragioni e…
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La fiera della vanità e la lezione di Callimaco
Il pericolo del vanitoso è che crede a tutto ciò che dice. Forse è per questo che Callimaco vedeva nella vanità il vizio capitale del mondo. In effetti, anche oggi, nell’era della “post-verità“, come nell’analoga epoca “post-filosofica”, quella di Callimaco, accade sempre più spesso che essere “sapienti“, “esperti”, “leader”, si identifichi con “prevalere” nella sfida pubblica. Basta seguire – a patto che si riesca a farlo senza subire danni! – dibattiti pubblici, talk show, confronti sui media, e spesso anche i convegni tra studiosi, per avere la netta impressione di assistere a una fiera della vanità, dove, anche quando le questioni sembrano le più serie, l’obiettivo fondamentale non è altro…