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Diario di un politico del Seicento
La vera grande arte è quella di governare gli uomini. Il valore di questa antica sentenza si impone con evidenza alla mente di un politico del seicento. Un periodo peraltro nel quale si consolida la fase matura del nuovo stato moderno. Questo fatto spiega il desiderio di appropriarsi delle conoscenze, delle abilità e delle competenze necessarie a un politico. A prescindere dalle motivazioni, quali la ricerca della carriera, la corsa al potere o il servizio dello Stato, che potevano spingere verso l’impegno politico, in quei tempi. Ad “istruire” i politici mira appunto il Breviario dei Politici, opera attribuita all’ispirazione di Mazzarino. Ed è senz’altro interessante e intricante, ancora oggi, addentrarsi…
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Che significa essere vivi?
Forse occorrerebbe riconoscere, una buona volta, che non esiste un’arte del vivere che si possa imparare, né tanto meno insegnare. L’ educazione e la formazione stessa, possono servire forse solo ad accompagnare per un tratto “fuori dai confini noti” (non è forse anche questo il senso di e-ducere ?) gli individui, in attesa che eventualmente “accada” loro di intravvedere in parte la propria strada. E a tal fine offrire al massimo una sorta di “cassetta degli attrezzi”, utile durante un cammino non programmabile. Senza dimenticare, d’altra parte, l’insolubile dilemma insito in tutti i processi formativi ed educativi, i quali mentre dovrebbero far emergere l’unicità di ogni educando, non fanno altro…
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Per una filosofia delle rotatorie
“So bene cosa voglio qui: voglio l’inconcluso”. Parole inaudite queste di Clarice Lispector (Acqua viva), che non abbandonano la mia mente, mentre mi faccio domande sulla strana mania di dover mettere la parola “fine” o di trovare necessariamente un titolo per ogni storia! Ne ho proprio bisogno? Davvero mi serve sempre uno schema in cui imprigionare la vita e le storie? Quelle personali o quelle delle culture, delle credenze, delle esperienze e dei linguaggi? Spiegare ogni cosa e cercare l’ultima parola ogni volta che penso, che parlo, che agisco? Credo veramente con questo di aver finito di capire? Non penso che questo può valere solo per le istruzioni d’uso del cellulare o…
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"Si sta come d'autunno…"
Strano destino, quello del “destino” di tutti i viventi, cioè la morte. Strano destino: perché anche il suo nome, tra noi umani, è sempre nascosto, in un modo o nell’altro. È vero che, recentemente, a quanto sembra, nei media l’immagine più rappresentata è quella dei cadaveri, ma anche tale accentuata spettacolarizzazione della morte diventa una forma di oscuramento della stessa: perché la si tiene a distanza e la si accosta prevalentemente in contesti straordinari, accidentali e particolarmente violenti e cruenti. Quella che viene rappresentata infatti non è la morte di ognuno di noi. Strano destino, quello della “sora nostra morte corporale”, che viene per lo più, rimossa, come avviene sempre…
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La preghiera del mattino di Hegel
In una sua annotazione molto famosa, Hegel sostiene che la lettura del giornale è la nuova preghiera del mattino dell’uomo moderno. Certo, nella logica del suo sistema di pensiero, tra l’altro geniale secolarizzazione o laicizzazione della teologia cristiana dell’Incarnazione, l’affermazione sembra avere un senso coerente. Non è, ovviamente, solo un invito alla lettura dei giornali, ma richiama due presupposti importanti per Hegel. Il primo è la necessità di una visione della realtà come un Tutto che ha un senso logico. Un Tutto connesso in ogni sua parte. Un Tutto che è essenzialmente Spirito, e quindi progetto intelligibile, in cui ogni singola parte acquista senso solo nella connessione con le altre…