• Il canto di Circe…..Quale cristianesimo? (7)

    Un buon prelato della curia romana si lamentava con lo Spirito Santo:”Spirito Santo, io non capisco. Di che avevamo bisogno? Una vita di Gesù (una sola!), una dogmatica, una morale, un rituale, un compendio di diritto canonico, e, per il popolino, il catechismo. Ed  ecco quello che ci hai dato: quattro vangeli, e Paolo, e tutti questi libri della Bibbia così disparati!”. Questo aneddoto (ripreso da Bellet, La quarta ipotesi, Servitium) può essere letto da due angolazioni: la prima evidenzia il carattere strutturalmente “ermeneutico” del messaggio cristiano. Il che significa non solo che quel messaggio può essere interpretato a partire da qualunque tipo di cultura e paradigma culturale, ma anche…

  • La sentite questa musica?

    Forse un giorno rimpiangeremo la quasi totale mancanza di formazione musicale (intesa come educazione al suono ed educazione all’ascolto) nelle nostre scuole! Sarà quando la rozzezza, la mancanza di gusto, di sensibilità e di stile che ci circondano e ci invadono – dall’alto ma anche dal basso – ( e ci attraversano?) sembreranno sommergerci! Avremmo, oggi, veramente bisogno di ricominciare da una ri-educazione dei sentimenti e delle emozioni! Ma come? Certo, già la frequentazione delle opere d’arte e della poesia potrebbe essere un buon mezzo (ma anche questo manca, a quanto sembra, se è vero, come è vero, che, nelle nostre scuole, la visione e il godimento diretto delle opere…

  • La cultura…e i volti

    In tempi in cui si discute tanto di riforme degli studi, di formazione o, addirittura, di “emergenza educativa”, forse dovrebbe essere prioritario non accontentarsi di cercare soluzioni tecniche od operative, non accontentarsi di essere solo “funzionari” del sapere, senza andare alla radice dei problemi. In tutte la questioni relative alla formazione, alla educazione, alla conoscenza, alla cultura, sono sempre in gioco domande più “radicali”, alle quali, sembra, non siamo più capaci di rispondere. Che sia anche questa una espressione dell’”analfabetismo di ritorno”, che pare tipico, anche, degli intellettuali e di chi opera nel campo dei saperi e della cultura, oggi? Non sarebbe il caso allora di intendersi – prima di…

  • Le parole e le cose. L’inquinamento del linguaggio e l’oblio delle vittime.

    Non c’è dubbio che spesso le parole siano infettate o siano derubate della loro capacità di dire le cose. Non c’è dubbio che, come ha notato una volta R. Baumgart (citato da H. Weinrich, La lingua bugiarda, il Mulino 2007) le parole, anche quelle più “sacre”, come verità’, giustizia, libertà, onore, amore, democrazia, terra, popolo, patria, sangue, ma pensiamo anche a religione, Dio, Chiesa, politica, Stato, ecc., siano state rese, spesso, nella storia, “sbilenche”, tali da tendere, paradossalmente, verso il contrario di quello che avrebbero voluto significare, “verso la bugia”. Questo, soprattutto attraverso l’uso cinico del linguaggio, da parte di poteri e potenti, di ogni genere, che si sono, prima,…

  • Ricordando Wittgenstein. A proposito di maestri

    Forse “cultura”, “sapere”, sono sempre, in un certo modo, un ricordare, un fare memoria. Forse la cultura è nata proprio come memoria. Memoria nel senso di “memoriale”, secondo il significato che tale termine conserva nel linguaggio religioso e in quello teologico, come ciò che consente di rivivere, di ri-presentare attualmente l’evento del passato, in tutta la sua efficacia e non solo come puro ricordo mentale. Da questo punto di vista il sapere, se è tale, non può non essere sempre incontro effettivo, esperienza, incontro denso di senso, “conversazione” attuale con protagonisti o documenti nodali del cammino della ricerca, dell’esperienza e del cammino intellettuale dell’umanità. Il vero sapere, il vero conoscere…