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La politica vista dal pianeta Marte
Caro lettore, ci hai mai pensato? Immagina! Puoi. Immagina che un marziano sbarchi sulla Terra in un tranquillo pomeriggio di primavera. Uno di quei pomeriggi in cui sembra che non accada mai niente. E immagina anche che scelga, a caso, di andarsene per il nostro “bel Paese”, dopo aver fatto un rapido giro altrove. Ebbene, mentre tutto sembra tranquillo e normale, con una natura superba e incantevole e città splendide e cariche di memorie affascinanti, egli nota che, nei bar, nei supermercati, nelle scuole, negli uffici, dal barbiere, alle fermate dei tram, nei luoghi del culto e della politica, nelle sale d’attesa dei dentisti, per le strade, nei programmi televisivi,…
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House of Cards
Castello di carte. È così che apparirebbe la politica, se la si analizzasse in profondità, ai nostri giorni, quando, in un mondo globalizzato, i veri registi delle decisioni sui destini dei popoli e degli Stati, risiedono in gran parte fuori dalla cerchia degli attori politici nazionali. Così apparirebbe, dal momento che i politici, di governo o di opposizione, si prendono troppo sul serio, e si azzuffano come bambini a difesa dei propri games, intenti ad occupare il centro della scena, sordi di fronte all’urgenza delle domande che emergono dalla vita della gente comune, stufa di tattiche e strategie di lotta, ogni volta presentate come nuove ma vecchie come…
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Happy hour! Sappiamo ancora cosa raccontare?
Pensiero unico, o omologazione del pensiero (che, in realtà, non è altro che l’azzeramento del “pensare”) è, anche, quell’accettazione inconsapevole del linguaggio dominante, in cui le domande fondamentali sono congedate quali domande generali, cioè vaghe, astratte, non operazionali. Mi pare, anche questo, uno degli effetti dello slittamento progressivo delle istanze intermedie della democrazia, verso quella che Zagrebelsky ( il suo Il “crucifige” e la democrazia, Einaudi, è da rileggere!) considera una “acritica democrazia del popolo”, verso quelle derive populistiche che apparentemente promettono di “semplificare” i meccanismi democratici, garantendo una maggiore partecipazione “diretta”, ma, in realtà, conducono al “volontario” dissolvimento della capacità di valutare criticamente le scelte politiche e pubbliche. Una…
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Al contadino non far sapere……Democrazia è informazione!
Chissà perché la maggior parte delle persone tra cui, soprattutto, le persone colte, pensano di non rientrare in quel “contadino” a cui fa riferimento il detto citato nel titolo di questo post! Chissà quale forma di sindrome narcisistica fa ritenere a parecchi di noi di non essere manipolabili o teleguidati, di non essere influenzabili o dominati mentalmente, di scegliere autonomamente le questioni di cui discutere! In effetti è diffusa una ingenua sottovalutazione del ruolo dell’informazione, che nella società globalizzata e mediatica, determina i parametri per l’analisi di gran parte dei problemi, anzi per la definizione stessa di cosa è problema! Quasi nessuno crede che i termini in cui vengono posti i…