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Il mondo in fuga
Cosa c’è di veramente nuovo nel nostro mondo, dal momento che storici e sociologi , a partire da Fernand Braudel (Civiltà materiale, economia e capitalismo) sostengono con buone ragioni che il mondo di cinquecento anni fa era quasi altrettanto globalizzato quanto quello odierno? Forse, ciò che vi è di realmente peculiare, nel nostro mondo, è un particolare effetto della globalizzazione, che consiste nel non sapere dove il mondo stia andando. Infatti, pure se si dice spesso che la globalizzazione ha unificato e rimpicciolito il mondo, in realtà occorrerebbe pure dire che lo ha moltiplicato, moltiplicando e complicandone le interazioni, a livelli impensabili. In realtà, oggi non possediamo più un…
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Una regressione linguistica?
Noi umani siamo le uniche creature capaci di pensare il nostro “dire” e di parlare del linguaggio che usiamo. Noi dovremmo aver acquisito l’abilità di meta-comunicare, cioè la capaci di dire “sto dicendo che…”. È vero anche che a scuola, dice lo scrittore Marco Balzano, ci insegnano a scrivere (a parlare no!), ma “non ci dicono che le parole hanno corpo e si possono maneggiare”, con effetti imprevedibili, se lo si fa senza consapevolezza. Ma come spiegare certe fasi della vita delle società, come quella in cui ci troviamo oggi, nelle quali le parole e i discorsi erompano come tsunami distruttivi, come eruzioni vulcaniche, senza che si capisca veramente “chi…
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Il caso serio del linguaggio
Cosa rischiamo nel passaggio dal “politichese” a un tipo di gergo che si potrebbe chiamare “populese”? Infatti il progressivo impoverimento linguistico che riguarda sia la comunicazione privata che quella pubblica sta diventando davvero una questione urgente. Lasciatemi condividere, a tale proposito, un’esperienza che penso facciate anche molti di voi. Una volta, qualche decennio fa, quando ci si sedeva nel salone di un barbiere, o ai tavolini di un bar (o in altri posti simili), sembrava relativamente facile, ascoltando le “quattro chiacchiere” che si fanno di solito in quel tipo di locali per passare il tempo, indovinare, dal modo di parlare, dai vocaboli usati o dal tono dell’argomentare, chi ci si…
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I politici credono a quello che dicono?
Forse la risposta più “politica” (sic) alla domanda posta nel titolo potrebbe essere: non è importante che ci credano. Ma non saremmo lontani dalla realtà se rispondessimo che, per lo più, i politici, anche quelli considerati bravi e “onesti”, non credono davvero alle cose che dicono. Quello del linguaggio politico infatti è senz’altro l’ambito in cui si verifica in modo più completo la cosiddetta “autonomia del politico”, teorizzata da diversi filosofi della politica, a partire dall’input dato da Machiavelli. I discorsi “politici”, soprattutto oggi, nella società dell’informazione e dello spettacolo, sono sempre più autonomi rispetto alla funzione di segni o di mezzi di comunicazione, per diventare essi stessi oggetto, ciò…
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Perché abbiamo ancora bisogno della letteratura
Perché abbiamo bisogno della letteratura? Innanzitutto, per prendere atto che la crisi del nostro tempo, che ci coinvolge in ogni dimensione dell’esistenza, ha a che fare, in modo radicale, con la situazione generale del linguaggio. Quanti linguaggi dimenticati, tagliati o dichiarati privi di senso, a prescindere dal loro impatto sulla vita degli individui! Quanta omologazione dei discorsi e del “dire” a partire da bizzarre classificazioni tra linguaggi “moderni” o “non moderni”! Già Aristotele definiva “l’essere” come “ciò che si può dire in molti modi”. Il che significa che cancellare o ridurre quei “molti modi”, privilegiandone uno solo o alcuni, comporta una impossibilità di esperienza e conoscenza più complete dell’essere e…