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Machiavelli e la sfida dell’Ingovernabile
Rileggere Machiavelli? Sì, perché sembra che abbia qualcosa da dire sulla politica e il potere al tempo dell’automazione, e della “quarta rivoluzione” industriale, incentrata sulla crescente compenetrazione tra mondo fisico, digitale e biologico. Machiavelli può ancora parlare a noi, nota Roberto Esposito (Doppiozero,02/2024) nella misura in cui ci consente di misurare le contraddizioni del nostro tempo attraverso una parola che viene da lontano. Quando l’impotenza politica sembra abitare gli animi dei nostri contemporanei, sul cui immaginario, oltre alla coscienza di una perdita del sapere e dei mezzi d’azione, incombe – sostiene Bernard Stiegler – l’imminenza di una fine della possibilità stessa di conoscere tutto (Antropocene), può essere utile rileggere Machiavelli.…
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Vivere nell'interregno
Dissacrare tutto non ha molto senso, oggi. È da assolutisti disperati. Privi dell’ironia necessaria per attraversare i tempi e le stagioni della vita. È l’atteggiamento di chi pensa che non ci sia più nulla degno di fiducia. E vorrebbe quasi che tutto andasse in frantumi o saltasse per aria, insieme a lui. Dissacrare tutto sembra però una forma di sport o una moda attuale, molto in voga, che si manifesta spesso con parole intimamente distruttive e violente. Parole che inquinano gli animi e la vita stessa, più di quanto può accadere in una qualsiasi “terra dei fuochi”. Parole che incrinano le fragili ma insostituibili basi simboliche del vivere comune. Si…
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Il posto vuoto
“Ci sono tempi nei quali pensare che esista qualcos’altro o che la realtà possa anche essere diversada quella che al momento ci si offre come unica può essere il solo conforto possibile” (W. Schmid). Quello che stiamo vivendo adesso è proprio uno di quei momenti? Certo, oggi un qualche bisogno di conforto sembra evidente, per molte ragioni. Ma, forse, avremmo bisogno di introdurre quella modalità di pensiero in ogni fase della nostra vita. E non pretendere di occupare tutte le caselle, in ogni possibile rappresentazione del mondo e della realtà. Allenarsi a lasciare, invece, sempre, un “posto vuoto”, una porta aperta, si potrebbe dire, senza la quale siamo destinati a…
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L’ASIA e il nostro FUTURO
Quale futuro? Come rispondere a questa domanda senza uscire dalla camicia di forza dei modelli di pensiero regolati troppo su consuetudini e aspettative, considerate ovvie? A distanza di secoli, ormai, da quando l’umanità, a partire dalla rivoluzione scientifica, ha cominciato ad autocomprendersi prevalentemente proiettata verso il futuro e non più ossessivamente rivolta solo verso l’origine e il passato, non sarebbe il caso di dare un senso pieno e adulto all’idea di futuro? Senza trepidazioni e timidezze! Infatti, il futuro è tale perché ci viene incontro da un “altrove”, dal futuro appunto e non può sempre essere la rassicurante proiezione del nostro prevedibile presente! Il vero senso del “nuovo” (questo dio…
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Auto in corsa senza conducenti!
Molti si chiedono oggi perché (…soprattutto nel nostro Paese?) in una società dalla cultura tanto avanzata (siamo tra le prime otto potenze del mondo!) l’etica è così leggera. Qui il termine “leggera” non è usato nel senso in cui lo intendeva Calvino e, in fondo, nonostante le testimonianze contrarie della storia cristiana, anche Gesù (“il mio giogo è soave e il mio peso leggero”). No!, leggero qui ha il significato più banale e greve; sta piuttosto ad indicare – non l’etica come creatività, invenzione dell’immaginazione, “eccesso” (Ricoeur) nei confronti delle rigidità dell’evoluzione biologica, ma un’assenza di personalità, di consapevolezza e di competenza etica che alligna anche in moralizzatori pubblici, fustigatori…