-
Astinenza epistemica?
È ancora possibile combattere per la verità? Sembra di no, se si fa attenzione a tanti personaggi, che nelle, vesti di dotti, esperti, moralisti o religiosi, impazzano sui social, sulle tv o sulla carta stampata. Talora, sembra di assistere alle scorrerie di quelle bande di predicatori fanatici e urlanti che impestavano le piazze europee tra cinque e seicento o nei periodi più violenti della caccia alle streghe, e tuttavia raccoglievano intorno a sé folle altrettanto impazzite e vocianti. Sì, forse viviamo in una fase di “astinenza epistemica” (Claudine Tiercelin, La Post-verité ou le dégoût du vrai), in cui la questione della verità sembra diventare marginale o inutile. Si tratta di una pericolosa “astinenza epistemica“, se anche le Chiese con una lunga tradizione teologica preferiscono oggi esaltare “entusiasmo“, emozioni o “esperienze“, contro ragioni e…
-
La fiera della vanità e la lezione di Callimaco
Il pericolo del vanitoso è che crede a tutto ciò che dice. Forse è per questo che Callimaco vedeva nella vanità il vizio capitale del mondo. In effetti, anche oggi, nell’era della “post-verità“, come nell’analoga epoca “post-filosofica”, quella di Callimaco, accade sempre più spesso che essere “sapienti“, “esperti”, “leader”, si identifichi con “prevalere” nella sfida pubblica. Basta seguire – a patto che si riesca a farlo senza subire danni! – dibattiti pubblici, talk show, confronti sui media, e spesso anche i convegni tra studiosi, per avere la netta impressione di assistere a una fiera della vanità, dove, anche quando le questioni sembrano le più serie, l’obiettivo fondamentale non è altro…
-
L’ordine del desiderio
Che succede se il desiderio non è più solo “desiderio” ma “norma“? Se non è più ciò che deve essere gestito dalla ragione, o dal Sé della psicoanalisi; ma una “pratica” che ha valore positivo in se stessa, si può ancora parlare di desiderio? O non capita, piuttosto, che l’apologia dell’individuo che desidera porti alla diffusione di un’altra, paradossale, forma di sistema normativo, verso un vero e proprio “ordine del desiderio”, questo sì davvero paradossale? Si parla di valore ma in realtà si fabbrica la norma, come nota Olivier Roy. Infatti, se il desiderio è prevalentemente norma, allora desiderare diventa solo comportamento, principio che spinge all’azione, verso una “pratica” di…
-
L’eredità dei padri
Antifascismo è fare la guardia alla libertà, alla libertà degli individui e a quella dei popoli. Ho capito davvero cosa può significare essere antifascisti, non solo attraverso i miei studi di storia, ma soprattutto quando mio padre, di solito non prodigo di confidenze, mi raccontò, senza apparente motivo, che era stato membro del CLN locale, aveva anche preso la tessera del partito comunista, e che aveva restituito quella tessera allorché, dopo l’invasione dell’Ungheria nel 1956 da parte della dittatura russo-sovietica e il soffocamento nel sangue del desiderio di libertà di quel popolo, il movimento comunista, con poche eccezioni, aveva voltato la faccia dall’altra parte. Allora, non ero ancora trentenne, non…
-
In principio fu il disagio
Cosa perdiamo quando guardiamo un film e badiamo prima di tutto al “significato”, preoccupandoci di tradurre in linguaggio logico e coerente il flusso delle immagini, invece di lasciare ad esse l’iniziativa e farci guidare dalle loro suggestioni? Cosa perdiamo quando davanti a un quadro cerchiamo i testi e i concetti di cui quelle immagini sarebbero la visualizzazione, invece di farci provocare dal gioco di quelle forme e quei colori, che precedono testi e concetti? E soprattutto quanto perdiamo se nell’ascoltare un esecuzione musicale ci lasciamo sequestrare dalle parole, invece di consentire alle note di accompagnarci nel territorio dell’indicibile? Cosa perdiamo se la musica diventa solo “parole in musica”? Vi siete mai fatte queste domande? Io mi sono fatto spesso questo…