• La vita è una ginnastica del desiderio

    Sembra così semplice e ovvio oggi il linguaggio del desiderio! Eppure l’esperienza lo smentisce continuamente, rivelandone le trappole, i vuoti, l’ambivalenza, gli inganni. La semplificazione attuale degli oggetti del desiderio e il marketing dell’immaginario hanno spostato il “desiderare” nel campo delle “procedure”, in vista di “obiettivi” facilmente individuabili. In realtà, tutta la scena del desiderare ha a che fare piuttosto con la sfera dell’incertezza. “Desiderio”, infatti, si riferisce a un’assenza. Spesso a una perdita. E, comunque, a una mancanza. Perciò, anche, a un’attesa. È stato detto che la carenza di desideri è povertà, ma, a voler essere realistici, è proprio il desiderio a rivelare l’essenziale mendicità della condizione umana. Per…

  • Cambiare il mondo con i palloncini

    Ci sono stati tempi in cui i “rivoluzionari” affascinavano, o erano guardati con sospetto e paura, oppure erano visti come degli idealisti o dei poveri illusi. Ma non rischiavano mai di annoiare, o di intristire, come tanti “nuovi rivoluzionari” di oggi. Il fatto è che, lo “spirito rivoluzionario“, è stato sempre identificato sia con la capacità di immaginare e indicare la possibilità di un mondo diverso, sia con una maggiore acutezza nel “vedere” e riconoscereprocessi vitali e sociali di trasformazione “già” in atto, dal momento che, e i rivoluzionari di ogni tempo lo hanno sempre saputo, tutto si evolve e si trasforma continuamente davanti ai nostri occhi. Inoltre i rivoluzionari…

  • L'altro nome della bellezza: imperfezione

    Affermazione certamente dissonante, almeno di fronte al tipo di consapevolezza culturale, comune tra noi occidentali. Infatti, chi accosterebbe bellezza con imperfezione? Ci viene più “naturale” evocare con la nozione di bellezza lo splendore della natura che fiorisce, l’armonia di un corpo, la perfezione dell’ideale, il bene o la santità, magari l’oggetto perfetto del desiderio, ma, sicuramente, per nessuno sarebbe facile vedere nell’imperfezione, nella disgregazione, nell’umiltà (= ciò che è fatto di terra e di fango), un’incarnazione stessa della bellezza. È così difficile, infatti, sottrarsi, almeno a livello cosciente, alla prigione interiore del dualismo bellezza-bruttezza, dalla quale siamo soliti giudicare ogni cosa, secondo rigidi canoni di gusto.  E allora potrebbe essere…

  • Come le bolle in un bicchiere di champagne

    “Semplicitàsignifica sottrarre l’ovvio e aggiungere il significativo”. Mi sembra veramente illuminante, ai nostri giorni, questa regola. John Maeda, designer e artista visivo oltre che docente di Media Arts e Sciences al MIT, la ritiene, tra le leggi della semplicità, quella che le riassume tutte. E la considera valida non solo nel design, ma anche nell’approccio alla realtà, nelle tecnologie, negli affari e nella vita in genere. Invece, in questi nostri tempi, quando, per giunta, non siamo ancora del tutto consapevoli che l’attuale crisi sociale ed economica è appesantita e resa più indecifrabile da una crisi di significato, pare che si tenda a seguire la regola opposta: per rendere tutto più semplice…

  • House of Cards

        Castello di carte. È così che apparirebbe la politica, se la si analizzasse in profondità, ai nostri giorni, quando, in un mondo globalizzato, i veri registi delle decisioni sui destini dei popoli e degli Stati, risiedono in gran parte fuori dalla cerchia degli attori politici nazionali. Così apparirebbe, dal momento che i politici, di governo o di opposizione, si prendono troppo sul serio, e si azzuffano come bambini a difesa dei propri games, intenti ad occupare il centro della scena, sordi di fronte all’urgenza delle domande che emergono dalla vita della gente comune, stufa di tattiche e strategie di lotta, ogni volta presentate come nuove ma vecchie come…