Il potere del gusto

L’etica da sola non è in grado di tenere insieme una società. Non solo perché, alla fine,  essa si fonda su una qualche fede in un Essere Supremo, ma anche perché può essere facilmente simulata. Come ci attesta la nostra comune esperienza, non c’è niente di più facile che simulare nobili principi. È quanto sostiene, non senza buone ragioni, Josif Brodskij, premio Nobel per la letteratura.

In realtà, forse occorre riconoscere che i poeti hanno spesso una profondità di visione maggiore di quella dei filosofi

In effetti, come scrive Charles Taylor, nella misura in cui la filosofia morale tende a privilegiare il discorso su ciò che è giusto fare, e si occupa della definizione dei doveri piuttosto che della natura di una vita buona, essa non lascia spazio per una nozione del bene come oggetto del nostro amore…o come centro privilegiato della nostra attenzione. Perciò in realtà la filosofia da sola non raggiunge davvero i suoi scopi (Charles Taylor, Radici dell’io, Feltrinelli).

Anche per questo non abbiamo motivi per non ascoltare la lezione del poeta Josif Brodskij, quando sostiene che serve qualcos’altro, oltre l’etica, per tenere insieme una società. A dire il vero, gli esseri umani compiono le loro scelte innanzitutto su una base estetica, non etica. Il nostro  giudizio è quasi sempre  primariamente un giudizio estetico.

In una intervista del poeta, raccolta da Adelphi, con altre sue interviste e conversazioni, nel prezioso volume Conversazioni, Brodskij sostiene che per rendere la società veramente vivibile forse è necessario puntare sull’estetica, che tra l’|\altro, non può essere simulata.

Dal mio punto di vista l’estetica è la madre dell’etica“, afferma. Gli uomini quindi dovrebbero prima di tutto diventare esseri estetici.

È quello che Josif Brodsky disse nel discorso pronunciato in occasione del conferimento del Nobel, “un uomo che ha gusto,…è più refrattario ai ritornelli e agli incantesimi ritmici propri della demagogia politica in tutte le sue versioni […] perché il male, e specialmente il male politico, è sempre un cattivo stilista“.

Invece, “quanto più ricca è l’esperienza estetica di un individuo, quanto più sicuro sarà il suo gusto, tanto più netta sarà la sua scelta morale e tanto più libero…sarà lui stesso”

L’estetica insomma ci rende esseri umani decenti senza bisogno di una legislazione apposita, che in ambito etico non è quasi mai davvero efficace.

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In effetti anche la Chiesa, sostiene Brodsky, che eccelle nelle questioni etiche, ha perso molto da quando non è più in grado di produrre arte e alimentare l’esperienza estetica degli individui. Addirittura oggi pare che il modo in cui l’arte tratta le questioni ecclesiastiche sia ben più interessante di come le tratta la Chiesa stessa!

Purtroppo, le Chiese, che dovrebbero soprattutto avere e offrire storie da raccontare da cantare o da far immaginare, dai loro capi in giù, sembrano sappiano solo enunciare precetti.

Mi pare che un disappunto simile esprimeva anche Julia Kristeva quando, da qualche parte nei suoi saggi, si faceva la domanda: che ne è oggi dell’antica relazione con l’arte, nelle Chiese e nel cristianesimo, se quest’ultimo si riduce solo a piattaforma morale?

Insomma, se di etica vogliamo parlare, soprattutto in tempi in cui vecchi sistemi educativi non si sono adattati alla nuova realtà demografica, occorrerebbe  immaginare qualcosa che non sia solo un libretto di istruzioni, ma abbia la capacità di immaginare, conservare e trasmettere sogni, modelli di vita possibili, orizzonti di senso, bellezza, narrazioni, memorie di liberazione, nei quali poter “abitare” (“abitare” è la funzione e il senso che Heidegger dava all’etica).

Ecco  per Josif Brodsky il gusto è appunto il modo di abitare il mondo, come pensava anche Zbigniew Herbert, poeta, “grande esteta” e da lui amato, quando parlava del potere del gusto (Il potere del gusto, è appunto una delle poesie più famose di quest’ultimo).

Amo la storia delle idee, la filosofia e la musica. Mi interessano i linguaggi, la comunicazione, i libri.

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