L’antifascismo eterno
L’antifascismo è nato per rifiutare e combattere ogni forma di regime liberticida, autocratico, dittatoriale e totalitario, dovunque si manifesti e qualunque colore abbia.
Questo rimane, al di là di disquisizioni accademiche o terminologiche, o dei diversi contesti storici, la sostanza, il senso e l’essenza dell’antifascismo. Soprattutto oggi quando la questione appare di nuovo attuale.
Il contrario di tale antifascismo si chiama, oggi e domani, come ieri, “fascismo”, qualunque colore o forma assuma e in qualunque luogo si manifesti!
Si può perciò parlare anche per l’antifascismo di “antifascismo eterno“, così come Umberto Eco parlava di ur-fascismo, “fascismo eterno”.
Egli infatti considerava “fascismo eterno” quello che è – e sarà – sempre intorno a noi, “talvolta in abiti civili“, nelle sue nuove forme, in ogni parte del mondo.
C’è un motivo, scriveva, se “non solo la Resistenza ma tutta la seconda guerra mondiale sono state definite in tutto il mondo come una lotta contro il fascismo”.
Così come esiste un “fascismo eterno”, esiste anche un “antifascismo eterno”, che in realtà costituisce una di quelle correnti etiche profonde dell’umanità, di cui parlava Kant, come il bisogno di libertà, che, periodicamente emergono dal profondo della natura umana e della storia e si impongono con forza per indicarne la direzione.
L’antifascismo eterno si manifesta come la necessità e “il dovere di smascherare il fascismo e di puntare l’indice” su ognuna delle sue vecchie e nuove forme – ogni giorno e in ogni parte del mondo.
Antifascismo è “non dimenticare” il senso delle parole, “libertà”, “dittatura”, “democrazia“.
“Libertà e liberazione sono un compito che non finisce mai“, dal momento che la libertà non è mai scontata.
È vero che tutta la storia della “democrazia” è destinata a rimanere anche storia della sua sperimentazione e delle sue crisi. Tutto ciò, ha ragione Pierre Rosanvallon (Il Mulino 4/2020), nella cornice di una lunga storia di promesse non mantenute, una storia lunga di attese e di disincanto.
Ma proprio per questo l’antifascismo si identifica prima di ogni altra cosa con il non dimenticare il senso delle parole “libertà, “dittatura“.
Soprattutto oggi, quando in varie parti del mondo senbra estendersi la forza attrattiva delle dittature e dei dittatori.
Oggi, quando si tende a considerare naturale o semplice prodotto delle “diversità culturali” l’esistenza di regimi dispotici o dittatoriali e sanguinari, che negano le libertà personali, di organizzazione e di informazione,
Se ci guardiamo intorno, in questo nostro mondo, possiamo renderci conto che la questione della libertà e della dittatura è di nuovo cruciale.
Proprio oggi, quando regimi politici liberticidi, autoritari, autocratici e dittatoriali, vanno elaborando una strada soft verso la dittatura che hanno sperimentato a casa loro e che cercano di diffondere e condividere con regimi “formalmente” democratici (Orban che va a scuola di “sicurezza interna” a Pechino o Trump affascinato dalle forme del potere di Putin, per fare qualche esempio).
Proprio oggi, quando, mentre in occidente è stato messo tra parentesi lo slogan dell’esportazione cella democrazia e dello stato di diritto, i regimi liberticidi hanno cominciato a sperimentare l’esportazione della cosiddetta democrazia illiberale e di forme subdole di dittatura.
Proprio oggi, pare che anche molti liberali, “progressisti” e “democratici” abbiano dimenticato un principio evidente per i democratici e i rivoluzionari del passato: qualunque regime autoritario, dittatoriale e illiberale è fondamentalmente illegittimo e non può essere mai supportato, in nessun modo.
Così come è abbastanza palese che, oggi, in tutte le forme di negazione o riduzione delle libertà personali e di violenza diretta o indiretta sulla vita e sui corpi delle persone, tendono ad insinuarsi – non solo in Iran e in Russia – motivazioni religiose o pseudo religiose, come pure motivazioni morali o pseudo morali.
Certo, se le religioni e le Chiese prendessero chiaramente posizione a difesa della libertà personale e contro ogni dispotismo, verrebbe meno molto del fascino che le dittature esercitano su governanti, partiti e cittadini, anche nei paesi a regime democratico.
Proprio oggi, quindi, l’antifascismo eterno si manifesta come la necessità e “il dovere di smascherare il fascismo e di puntare l’indice su ognuna delle sue vecchie e nuove forme – ogni giorno e in ogni parte del mondo.
Speriamo di non doverci pentire, un giorno, di aver fatto finta di non vedere e di aver taciuto!