Le guerre e la pace spiegate ai ragazzi
Alla domanda “cos’è il bene“, Socrate avrebbe risposto che il bene è solo la continua ricerca del Bene. In sostanza, secondo il Padre dei filosofi, il vero bene non è nella nostra dispomibilità. Possiamo solo tentare di avvicinarci ad esso. Cercando le strade possibili per arrivarci. E sapendo che non lo raggiungeremo mai.
Penso si possa applicare lo stesso schema al tena della Pace. E affermare che la Pace, su questa terra, è solo la ricerca costante della pace possibile e giusta. Anche se sappiamo che essa non è nella nostra completa disponibilità. Come è attestato dalla storia. Possiamo solo cercare e indicare le strade per avvicinarci alla Pace. Sappiamo però che non la raggiungeremo mai del tutto, su questa terra. Possiamo forse solo mirare ad allargare gli spazi e i periodi di pace relativa.
Non è un caso, infatti, se tutte le grandi narrazioni religiose collocano la Pace in un mondo ideale. Come il Regno di Dio.Un mondo mai identificabile con nessuna fase storica di questo mondo.
Infatti, tutte le volte in cui religiosi o anche laici o atei hanno creduto di realizzare il regno ideale, o il regno di Dio su questa terra, hanno prodotto solo catastrofi, tragedie e sofferenze inaudite e inenarrabili, le cui conseguenze paghiamo ancora oggi.
La Pace non può essere ridotta a un facile desiderio e tanto meno a uno slogan.
L’unica strada per la pace è trovare e indicare concrete strade per la pace.
Eraclito, grande saggio dell’antichità, (“un mistico coi piedi per terra“, potremmo dire) considerava Pòlemos (la guerra) il padre di tutte le cose.
Anne Carson, ispirata poetessa e scrittrice contemporanea, con una immagine folgorante, nota che il suo gatto, a volte, alza “lo sguardo all’improvviso con i suoi occhi come buchi che lo trafiggono: il mondo dove viviamo è una casa in fiamme, dicono quegli occhi”.
Quando capiremo che il nostro mondo non sarà mai il paradiso in terra, allora potremo cominciare a pensare a strade per una pace relativa.
La “guerra mondiale a pezzi” esiste fin dall’origine della storia. Addirittura, si potrebbe dire, fin dai tempi mitici di Caino e Abele, quando non esistevano ancora neppure fabbriche di armi, anche se qualche anima bella sembra non ci abbia fatto caso. Studiare con attenzione tutta la storia del mondo, ci aiuterebbe a rendercene conto.
Se l’invito o l’aspirazione alla pace non è solo uno slogan o addirittura un’arma politica, e neppure un modo per generare paura, ma vuole esprimere la consapevolezza che “la pace è preferibile alla guerra”, allora si tratta di un’ovvietà, vecchia quanto il mondo. Infatti, da sempre, forse anche nelle caverne, gli esseri umani hanno posseduto quella consapevolezza e desiderato una vita pacifica.
La storia, però, ci ha dimostrato troppe volte che anche quelli che gridano con forza che la pace è preferibile alla guerra, quando la tragedia tocca loro stessi e le loro famiglie, allora sono i primi a ricorrere alla guerra o, magari, a chiedere che altri ricorrano alla guerra in loro difesa. Anche questo è già attestato abbondantemente dalla storia.
Ci sono stati momenti nella storia dell’umanità, come quello della lotta contro il nazismo in cui una parte dell’umanità ha dovuto sperimentare la possibilità della coesistenza tra una guerra necessaria e la ricerca della pace possibile e giusta.
Sono quei rari momenti in cui, di fronte a un bivio decisivo per il futuro umano, è emersa la forza delle grandi tendenze etiche dell’umanità, come le chiamava Kant, che esigono, nello scontro tra due parti in lotta, che una delle due parti debba necessariamente perdere.
Proprio quella tragica esperienza della guerra alla barbarie del nazismo ci ha confermato che tra i primi ostacoli alla pace, oltre alla violenza insita negli umani, c’è l’esistenza dei regimi totalitari, autoritari, dispotici o dittatoriali, accompagnati dalla cecità e dall’indifferenza dei popoli relativa alla nascita di quei regimi,
La cecità e l’indifferenza dei popoli verso il totalitarismo, le dittature, le autocrazie, i dispotismi, rappresentano l’autostrada per le guerre.
Non potò mai dimenticare quel giorno in cui mio padre, in modo severo e accorato, ricordando la guerra al nazifascismo e le tragedie prodotte dai totalitarismi del ‘900, mi mise in guardia nei confronnti di ogni forma di regime autoritario, dittatoriale o totalitario, sia di destra che di sinistra, laico, ateo o religioso.
Sono regimi questi chehanno sempre bisogno della violenza e dell’arbitrio per sopravvivere, per questo sono la principale causa delle guerre, i veri ostacoli alla pace e massacratori dei dirittti umani.
Perciò il loro potere è anche fondamentalmente illegittimo. Sarà forse per questi motivi che un eccelso filosofo e teologo medievale, Tommaso d’Aquino, dando voce a una solida tradizione, teorizzava la liceità del tirannicidio.
La sanzione e la fine di quei regimi dovrebbe essere il primo obiettivo di qualunque impegno o lotta, sia individuale che collettiva per la pace,
Tuttavia, solo l’Unione Europea, tra le entità politiche internazionali, ha intrapeso questa strada. Solo l’UE sanziona e limita i rapporti con paesi dispotici o dittatoriali, che non garantiscono i diritti umani fondamentali e lo stato di diritto. Ma l’ONU, per esempio, pur avendo alle spalle la eloquente Dichiarazione del 48, su questo punto è ancora colpevolmente e pericolosamente ambigua.
Oggi, poi, a proposito di entità internazionali, sembra tornare di attualità un altro aspetto scottante relativo alle questioni della guerra e della pace possibile: il ruolo delle religioni.
Hans Kung, tempo fa ha scritto: “non c’è pace senza pace tra le religioni“. Forse, se guardiamo a quello che accade oggi, dovremmo riformulare quel monito e dire: non c’è pace senza che le religioni stabiliscano una distanza netta e visibile tra loro – i loro valori e le loro dottrine – e qualunque forma di regime violento, liberticida, dispotico, dittatoriale o totalitario.