Escape from freedom. Discorso semiserio di fine anno!

Per tutti quelli che, di fronte alla ricorrente difficoltà di comprendere comportamenti e scelte (culturali o politiche) del “popolo”, sono tentati di pensare di trovarsi in situazioni senza via d’uscita, potrebbe essere utile riflettere su una parabola che un vecchio monaco (Luigi Vannucci) era solito raccontare, per spiegare le ragioni di ciò che Fromm chiamava “fuga dalla libertà”, e un giovane e sconosciuto filosofo del 1500, De La Boétie, “servitù volontaria”.

Ebbene – diceva il vecchio monaco – “il mondo è fatto di gente molto buona ma poco sveglia, e di gente meno buona ma più sveglia; la persona meno buona e più sveglia va avanti a noi, molto buoni e più addormentati”. Come è possibile?, si chiedeva il vecchio monaco. La risposta era: si serve delle nostre paure per dominarci e così diventiamo schiavi, non siamo più liberi!

E continuava: liberarsi dalla paura, ma dalla paura di tutto, di vivere, di ammalarsi, di non riuscire in un concorso, di non progredire nella carriera, liberarsi dalla paura della morte; liberarsi da tutto questo ci renderebbe uomini veramente liberi; nessuno ci potrebbe imbrogliare! Certo ci vorrebbe una grande lucidità, perché la libertà non è una conquista di massa se non è anche una conquista personale!

I poteri,infatti, tutti i tipi di potere, hanno paura solo degli uomini e delle donne veramente libere e di nessun altro!

Mi pare che ci sia qualcosa da buttare in questo fine anno (se ne siamo capaci), e qualcosa per cui lavorare nell’anno nuovo! Se ne avremo la forza e la pazienza!

Amo la storia delle idee, la filosofia e la musica. Mi interessano i linguaggi, la comunicazione, i libri.

5 commenti

  • Anonimo

    Caro autore, sì, è questo il più commovente augurio per il nuovo anno. Commovente nel senso che “scuote” alla leggerezza. Sì, è possibile lasciar cadere l'armatura che ci costringe e ci imprigiona. Oh il mio amato Lucrezio! Lo sapeva bene lui che per essere liberi è necessaria una grande lucidità!Lui che tenne fissi gli occhi sul vuoto infinito, e se ne inebriò, coltivando una musica di libera solitudine! Lui che “vegliò notti serene” per insegnare agli uomini a non temere la morte! La prima e la più opprimente di tutte le paure! Io aggiungo che neanche la vecchiaia va temuta. È strano, da giovane capivo Mimnermo e il suo “noi siam come le foglie”, e come lui rabbrividivo all'idea della “grave vecchiaia”. Ora che in essa avanzo inesorabilmente vado imparando ad amare l'essenza della vita in ogni piega di me stessa. E mi diverte il contrasto tra l'arrugginirsi del corpo e l'alleggerirsi del cuore! Sì, perché su noi donne incombe anche la paura di non essere abbastanza piacenti…e, infine, quella di non esserlo più. E quanto dolore e schiavitù per molte giovani donne! Oggi specialmente, ma anche ieri! Sì, la libertà è una conquista personale, ma per ottenerla è necessario un lungo esercizio di vita e una costante palestra di cultura critica! E oggi è molto dura davvero! La cultura dominante è quella della rimozione e della competizione. La rimozione è presente in tutte le vili e violente discussioni ostentate e strumentalizzate nei media sul dove sia il confine tra morte e vita, sullo staccare o non staccare la spina, sulla definizione meschina di “vita” che sarebbe accettabile e dignitosa solo in assenza di dolore, deformità, decadenza…” Si rimuove e si inneggia ad una vita piatta, ebbra di forma vuota, cristallizzata, anestetizzata dal mito di un'estetica regolata e schiavizzante. La competizione discende dalla rimozione della fragilità e della caducità nostre, e induce ad una esistenza ansiosa di non farcela, un'esistenza alienata in mezzo ad “una folla solitaria”. E quindi sia questo l'augurio per l'anno che verrà:“còrpore sèiunctùs dolor àbsit, mènte fruàturiùcundò sensù curà semòta metùque…” “che il corpo possa essere libero dal dolore e con l'anima priva di affanno e timore possiamo godere di piacevoli sensazioni” (Lucrezio, De rerum natura, I, vv.18-19)Auguri!

  • Anonimo

    Caro autore, sì, è questo il più commovente augurio per il nuovo anno. Commovente nel senso che “scuote” alla leggerezza. Sì, è possibile lasciar cadere l'armatura che ci costringe e ci imprigiona. Oh il mio amato Lucrezio! Lo sapeva bene lui che per essere liberi è necessaria una grande lucidità!Lui che tenne fissi gli occhi sul vuoto infinito, e se ne inebriò, coltivando una musica di libera solitudine! Lui che “vegliò notti serene” per insegnare agli uomini a non temere la morte! La prima e la più opprimente di tutte le paure! Io aggiungo che neanche la vecchiaia va temuta. È strano, da giovane capivo Mimnermo e il suo “noi siam come le foglie”, e come lui rabbrividivo all'idea della “grave vecchiaia”. Ora che in essa avanzo inesorabilmente vado imparando ad amare l'essenza della vita in ogni piega di me stessa. E mi diverte il contrasto tra l'arrugginirsi del corpo e l'alleggerirsi del cuore! Sì, perché su noi donne incombe anche la paura di non essere abbastanza piacenti…e, infine quella di non esserlo più. E quanto dolore e schiavitù per molte giovani donne! Oggi specialmente, ma anche ieri! Sì, la libertà è una conquista personale, ma per ottenerla è necessario un lungo esercizio di vita e una costante palestra di cultura critica! E oggi è molto dura davvero! La cultura dominante è quella della rimozione e della competizione. La rimozione è presente in tutte le vili e violente discussioni ostentate e strumentalizzate nei media sul dove sia il confine tra morte e vita, sullo staccare o non staccare la spina, sulla definizione meschina di “vita” che sarebbe accettabile e dignitosa solo in assenza di dolore, deformità, decadenza… Si rimuove e si inneggia ad una vita piatta, ebbra di forma vuota, cristallizzata, anestetizzata dal mito di un'estetica regolata e schiavizzante. La competizione discende dalla rimozione della fragilità e della caducità nostre, e induce ad una esistenza ansiosa di non farcela, un'esistenza alienata in mezzo ad “una folla solitaria”. E quindi, sia questo l'augurio per l'anno che verrà:“còrpore sèiunctùs dolor àbsit, mènte fruàturiùcundò sensù curà semòta metùque…” “che il corpo possa essere libero dal dolore e con l'anima priva di affanno e timore possiamo godere di piacevoli sensazioni…” (Lucrezio, De rerum natura,II,vv.18-19)Auguri!

  • Anonimo

    Salve, ho da poco creato un blog con l'intento di condividere ciò che sento di dire dal/sul e per il mondo. Il portare avanti un blog, scambiare idee e pensieri con gli altri per portare avanti azioni concrete nelle nostre vite e cambiare la società in cui viviamo, mi affascina molto…Ma paradossalmente il mondo dei blog che si professa libero e creativo, mi sembra un mondo freddo e confusionale. Forse sarà incompetenza mia, ma socializzare, incontrare tanta gente e parlaci mediante un blog sembra difficile. Ho l'impressione di parlare al vento. Ho passato una serata a spulciare diversi blog solo grazie ai siti aggregatori di feed e blog e sono arrivato qui per puro caso. Forse hai ragione tu. Forse anche questa lamentela è solo una paura della quale disfarsi. In fondo gli incontri migliori della vita sono quelli nati “per caso”. In particolare cercavo qualcuno che criticasse seriamente e senza sconti un post creato da me, con oggetto un misto di “amore-paura-rabbia-determinazione” etichettato come “idealismo pratico”. Ho pensato che la categoria migliore dove cercare seri interlocutori su questi temi così generali ma al contempo molto pratici, fosse “filosofia” ed adesso mi trovo qui.Il link del post è questo:http://mendoza120.blogspot.com/2009/12/pstz-mario-ti-ha-appena-rubato-la-penna.htmlSpero che tu e/o chiunque legga questo commento accetti il mio “invito”. Saluti da un giovanissimo blogger disperso nell'immenso mondo del caos dei bloggers!

  • Anonimo

    Caro giovanissimo blogger disperso nell'immenso mondo del caos dei bloggers,”il vento non sa leggere”, ma può trasportare i semi e far sbocciare fiori e frutti in terre diverse. Raccolgo il tuo invito trasportato dal vento…Pina

  • Anonimo

    Ciao ragazzi, ringrazio davvero di cuore la vostra cordialità e la vostra attenzione ad un “novizio” come me.La frase detta da te Pina “il vento non sa leggere”, ma può trasportare i semi e far sbocciare fiori e frutti in terre diverse, dire che è bellissima è poco. Ha molta profondità e senso. Dal suo significato riesco a slanciare nuovamente al meglio l'entusiasmo verso questa “piccola” esperienza da blogger. Grazie.

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