Ridere con la filosofia! I limiti della logica
Ho esitato un po’, prima di scrivere questo post, immaginando gli “arricciamenti” di naso dei lettori più…”seri” di questo blog. Ma non ho resistito al desiderio di condividere la barzelletta che leggerete qualche riga più sotto. È una barzelletta tratta da un divertente libretto ( Heidegger e l’ippopotamo, Rizzoli; vedi anche degli stessi autori Platone e l’ornitorinco) in cui Cathcart e Klein, laureati in filosofia ad Harvard, associano l’analisi di grosse e serissime questioni filosofiche ed esistenziali con il racconto di barzellette.
In realtà, mi sono detto: questo blog si chiama, volutamente, INCROCI…VIE, perché immagina la nostra esistenza come un camminare, un viaggio senza una meta predefinita, e che proprio per questo comporta un “uscire” dalle proprie case, dalla propria condizione ogni momento, in cerca di fantasia, di “tracce”, che possano aiutare a dare un sovrappiù di senso (perché come dice Kavafis, nella sua poesia Itaca, non a caso primo post di questo blog, il cammino stesso ha già in sé un senso, se si riesce a scoprirlo!) al cammino. E dove si possono trovare più spunti, più tracce, anche se senza un ordine definito, se non negli incroci, dove si incontrano, si intersecano e si…scontrano anche tante strade e direzioni? È naturale che un cammino del genere richiede una capacità di mettere continuamente in discussione schemi, presupposti, abitudini, sicurezze di ogni genere, per rendere possibile una “apertura” e una ricettività di fondo della nostra esistenza. Quella apertura e quella messa in discussione possono insegnare la complessità e il rifuggire da soluzioni comode e definitive! Gli “incroci” della nostra vita, se li si frequenta senza paure, fanno scoprire come, spesso, l’assolutismo delle regole che noi stessi poniamo, i presupposti dai quali partiamo, il rigore della logica, ci conducono, talora, in vicoli ciechi, ci fanno “sbattere” contro problemi insolubili, o si capovolgono nel loro contrario!
Bene! Ecco la barzelletta.
Quando il Paradiso comincia ad essere affollato, san Pietro decide di escogitare un criterio per regolare l’accesso ed evitare che possano entrare “cani e porci”. E allora decide di accettare solo persone che se la sono vista davvero brutta il giorno della loro morte. “il giorno in cui viene inaugurata la nuova politica, san Pietro chiede al primo della fila: -Parlami del giorno in cui sei morto -. L’uomo racconta:- Oh, è stato orribile. Ero sicuro che mia moglie avesse una relazione, così sono tornato a casa prima, dal lavoro, per coglierla sul fatto. Ho cercato per tutto l’appartamento e non sono riuscito a trovare il suo amante da nessuna parte. Così, alla fine, sono uscito sul balcone e ho visto un uomo appeso al bordo della ringhiera per la punta delle dita. Sono tornato dentro, ho preso il martello e ho cominciato a picchiarlo sulle mani. È caduto ma è finito su alcuni cespugli: era ancora vivo. Così sono rientrato in casa, ho sollevato il frigorifero e l’ho spinto di sotto. Quell’uomo l’ho spiaccicato, ma lo sforzo che ho fatto per sollevare il frigorifero mi ha fatto venire un infarto. Ed eccomi qui.
San Pietro non può negare che se la sia vista davvero brutta e che il suo era un delitto passionale [tra l’altro, per difendere il valore della fedeltà] così lo lascia entrare in Paradiso. Quindi fa la stessa domanda al secondo della fila. – Be’, signore, è stato terribile – dice questo. – Stavo facendo aerobica sul balcone del mio appartamento quando sono scivolato oltre il bordo. Sono riuscito ad aggrapparmi alla ringhiera di quello del piano inferiore ma un maniaco è uscito dall’appartamento e ha cominciato a martellarmi le dita! Sono caduto e sono atterrato su dei cespugli, tutto ammaccato ma vivo. Ma quel tizio si è affacciato di nuovo al balcone e mi ha tirato addosso un frigorifero. Sembra incredibile ma è andata proprio così -.
San Pietro ridacchia tra sé e lo fa entrare in Paradiso. Poi chiede al terzo della fila di raccontargli del giorno della sua morte.
– D’accordo – comincia il terzo. – Immagini la scena: sono nudo , nascosto in un frigorifero…-“
Voi che avreste fatto al posto di san Pietro?
6 commenti
Anonimo
Questa barzelletta “filosofica” mi ha ricordato un'opera di teatro di Alberto Moravia:”La vita è gioco”Trascrivo direttamente il risvolto di copertina: ” Il tema de “La vita è gioco” è il contrasto tra la visione -ludica- del mondo e quella, diciamo così, utilitaria. Sembrerebbe che la prima assicuri la libertà. Gioco e libertà sarebbero infatti sinonimi. Ma è una libertà pericolosa. E comunque va pagata a un prezzo molto alto. Tuttavia è la sola che non deluda e che non abbia un senso negativo. Giocare, infatti, non vuol dire essere liberi “da” qualche cosa. Vuol dire semplicemente essere liberi”.In un passaggio della stessa operaCasimiro, uno dei protagonisti, dice :”Prendo tutto sul serio perché sono un uomo serio”. Al che Federica risponde: “No, tu non sei un uomo serio. L'uomo serio non prende niente sul serio”. Nel senso che, secondo la mia interpretazione, l'uomo serio è colui che è disposto, in ogni momento, a mettere in discussione le proprie idee e modificarle alla luce di una analisi incessante, che può durare tutta la vita. Mario Rosario Celotto
Anonimo
Avrei introdotto una tassa di ingresso nel paradiso
Anonimo
Poverino! Raggelato e spiaccicato nel frigorifero “dei destini incrociati”…E vabbè passa pure tu!
Anonimo
Ahahahahahahah…belliiissima questa barzellettaaaaa….ahahhahahaa….P.S. Scusate se non sono riuscito a fare un commento “serio ed oculato”, ma penso che non ci sia commento più azzeccato di una sana risata in compagnia! Anche questa è filosofia! Bellissimo post Pino >;-)L'ironia è chiara coscienza dell'agilità eterna, del caos infinitamente pieno.
Anonimo
…ho commentato il post che ho molto gradito…i puntini sono quello che non c'è…o meglio quello che non è visibile agli occhi. Infondo un viaggio di scoperta non è semplicemente l’approdo in nuove terre, ma la capacità di avere nuovi occhi per guardarle. Il cammino ha un senso se si riesce a scoprirlo…a volte ci piace barricarci in luoghi sicuri(un frigorifero?) ma è proprio in essi che troviamo il nostro triste epilogo…oppure pigri ci fermiamo a facili evidenze…emettendo futili sentenze…ma poi al di là delle regole e del loro contrario chi se lo merita sto paradiso se non chi conosce il limite della conoscenza e non lo teme?Mi piace dare un suono a questo pensiero “Quello che non c’è” degli After HourseLa chiave della felicità è la disobbedienza in se A quello che non c'è Perciò io maledico il modo in cui sono fatto Il mio modo di morire sano e salvo dove m'attacco Il mio modo vigliacco di restare sperando che ci sia Quello che non c'è Curo le foglie, saranno forti Se riesco ad ignorare che gli alberi son morti Ma questo è camminare alto sull'acqua e Su quello che non c'è Ed ecco arriva l'alba so che è qui per me Meraviglioso come a volte ciò che sembra non è …
Anonimo
…ho molto gradito la lettura della barzelletta…perchè mi ha riportato a quello che non c'è…o meglio quello che non è visibile agli occhi. Infondo un viaggio di scoperta non è semplicemente l’approdo in nuove terre, ma la capacità di avere nuovi occhi per guardarle. Il cammino ha un senso se si riesce a scoprirlo…a volte ci piace barricarci in luoghi sicuri(un frigorifero?) ma è proprio in essi che troviamo il nostro triste epilogo…oppure pigri ci fermiamo a facili evidenze…emettendo futili sentenze…ma poi al di là delle regole e del loro contrario chi se lo merita sto paradiso se non chi conosce il limite della conoscenza e non lo teme?Mi piace dare un suono a questo pensiero “Quello che non c’è” degli After HourseLa chiave della felicità è la disobbedienza in se A quello che non c'è Perciò io maledico il modo in cui sono fatto Il mio modo di morire sano e salvo dove m'attacco Il mio modo vigliacco di restare sperando che ci sia Quello che non c'è Curo le foglie, saranno forti Se riesco ad ignorare che gli alberi son morti Ma questo è camminare alto sull'acqua e Su quello che non c'è Ed ecco arriva l'alba so che è qui per me Meraviglioso come a volte ciò che sembra non è …