La storia, fedele e discreta compagna di viaggio
A che serve conoscere la storia se gli esseri umani, non smettono di ripetere le tragedie e gli errori del passato? Cosa imparano gli esseri umani dallo studio della storia (ma forse non è vero che la studiamo e la conosciamo)?
Cosa sanno davvero gli abitanti di questo pianeta, per esempio. salla storia tragica del 900?
Quel novecento tragico non può essere mai dimenticato, né da noi né da quelli dopo di noi. Ma ecco cosa è ancora necessario: la consapevolezza di dover sempre prendere posizione riguardo a valori non negoziabili come la democrazia e la libertà personale.
Conoscere e richiamare alla memoria tutto ciò che è già accaduto, può rappresentare infatti non solo una messa in guardia, ma soprattutto un motivo di speranza nei momenti bui, e l’indicazione chiara di una direzione di marcia!
È, infatti, evidente che, oggi, sia la democrazia che le libertà individuali e personali sono sotto attacco, da parte di potenze statali illiberali e forze di varia natura e ispirazione, per le quali la democrazia e le libertà individuali sono opzioni non necessarie o addirittura superate,
Perciò occorre prendere atto che questi pilastri della convivenza umana sono sempre a rischio, (ecco perché non può esistere, così come non è mai esistita una democrazia disarmata) non solo per l’attacco programmatico da parte delle autocrazie e dei regimi autoritari o dittatoriali, ma anche perché l’abitudine alla democrazia e alla libertà rende spesso i popoli occidentali distratti riguardo alla fragilità di questi valori. considerati scontati ma che si possono perdere da un momento all’altro.
Credo che si spieghino, anche così, certi curiosi fenomeni più o meno espliciti di “collaborazionismo“, nei confronti di regimi nemici della democrazia e delle libertà personali; sono forme di collaborazionismo che sembrano ripetere, oggi, ambigui comportamenti osservati al tempo dell’occupazione dell’Europa da parte del nazifascismo.
Eppure credo che, proprio studiando i complessi movimenti della storia, potremmo anche comprendere che i progressi nella storia si verificano spesso accanto alle regressioni, e talvolta nllo stesso tempo.
Infatti, a guardare bene, dall’analisi attenta della storia emergono a volte lezioni che, in un certo senso, rinfrancano e riscattano il genere umano.
Per esempio, la tragedia della seconda guerra mondiale non fu solo uno scontro per il dominio del mondo e delle sue risorse; non rappresentò soltanto la vittoria di una alleanza di paesi democratici su quelli nazi-fascisti; non ricordiamo con quelle vicende solo la lotta per la liberazione di paesi occupati.
La storia che raccontiamo ricordando quelle catastrofiche vicende parla anche di uno di quei rari momenti della vita dell’umanità, in cui è emersa, con forza, la consapevolezza che a volte è soprattutto tempo di prendere posizione relativamente a un progetto di umanità e a una antropologia, e riguardo a una forma di civiltà e a un complesso di valori, da cui può dipendere, in ogni caso, il destino della comunità umana.
Come non amare la storia se ci racconta anche queste altre storie?
Aveva ragione Michel De Certeau quando diceva che in certi momenti il passato purtroppo ci sfugge. Ma, è proprio in quei momenti, sempre differiti nel tempo, che deve nascere un convinto atteggiamento storico.
In fondo è in questa idea di un passato come assenza che tende a sfuggirci, che si radica e trova giustificazione la necessità del discorso storico e della sua ripetuta narrazione.