Intelligenza Artificiale e Spirito oggettivo
Noi esseri umani, moderni e postmoderni, non viviamo solo nella “casa dell’Essere” (come Heidegger chiamava il linguaggio), ma sempre più nella “dimora della tecnosfera”(P.Sloterdijk). È quindi naturale che l’esistenza nel mondo tecnico, di per sé, sia caratterizzata da una sempre maggiore artificializzazione.
Non c’è niente di scandaloso quindi nella ricerca attuale (in realtà vecchia ormai di più di mezzo secolo: Turing 1956) tesa ad “emulare” l’intelligenza umana dal punto di vista del pensiero, della percezione e dell’apprendimento. Niente di scandaloso o di sospetto anche nel progetto di creare sistemi (o “assemblaggi cognitivi” come li chiama N. Katherine Hayles, L’impensato. Teoria della cognizione naturale), capaci di apprendere e prendere decisioni, e sincronizzarsi con altri “assemblaggi” simili, in tempo reale e in autonomia.
In realtà, anche il nostro “sé autentico” e il nostro “essere nel mondo” non sono più separati dai nostri strumenti, che oggi sono strumenti digitali.
A dire la verità, si tratta di riconoscere che siamo già dentro, e parte, di questo processo di IA. Anzi, come notava Peter Sloterdijk in una interessante intervista del 2015 all’ Huffpost, l’attuale involucro infosferico del campo umano può considerarsi solo la continuazione della storia dello “spirito oggettivo” di Hegel con altri mezzi, che oggi sono quelli digitali.
Basta fare caso ai computer, agli smartphone e ai vari Alexa, Assistente Google, Siri, Chatbot, ecc, che fanno parte integrante della vita quotidiana.
O pensare al ruolo dell’Intelligenza artificiale in ambiti, come la medicina, la finanza, l’automazione industriale, l’educazione, l’architettura, i veicoli autonomi, i sistemi di trasporto (N. Katherine Hayles descrive in modo affascinante quello che regola Los Angeles), i sistemi militari, gli avatar, l”animazione, l’intrattenimento, i tour virtuali, il riconoscimento facciale, la domotica. Tutti ambiti e sistemi che in un modo o nell’altro, e spesso in modo imprescindibile, impattano irreversibilmente la nostra vita.
Del resto, i media di massa, i nuovi media e tanti prodotti molto popolari, come film, fiction, serie tv, romanzi, ecc., hanno come tema e contesto le questioni relative alle nuove tecnologie informatiche, allo Intelligenza artificiale, ai sistemi robotici autonomi. Tutto ciò ci segnala che ormai quelle questioni sono entrate già nella sensibilità ordinaria fino a diventare un fenomeno di massa: segno che quei processi, che ci stanno annunciando un vero cambio di paradigma, sono così avanzati da determinare una svolta anche nella sensibilità e nell’immaginario collettivo.
Di fronte ai mutamenti di paradigma in atto, non è il caso perciò di farsi farsi irretire nelle improduttive e astratte diatribe tra apocalittici e integrati, tra tifosi delle nuove tecnologie e profeti di sventure incombenti, o tra chi teorizza di macchine come cervelli e chi sostiene che è il cervello umano ad essere come una macchina. Servirebbe invece investire le energie intellettuali e ideali per decifrare questi processi e capire con quali modalità è possibile avere, anche in una ottica umanistica, un ruolo nelle trasformazioni in corso, prendendo atto però che tutti siamo già dentro quelle trasformazioni.
Oppure dobbiamo condannarci a ripetere quello schema reattivo e improduttivo – peraltro inutile – che si è già ripresentato tante volte, nella storia dell’umanità, all’apparire della scrittura, dell’invenzione della stampa, della scienza sperimentale, delle macchine e delle nuove tecniche industriali, delle ricerche nucleari, della televisione, dell’informatica e internet, dei cosiddetti “social“, e ora con l‘intelligenza artificiale ?
Forse, dovremmo prendere atto che esistono nella storia, alcuni sviluppi, alcuni processi e alcune rivoluzioni che, per utilizzare un pensiero di Kant, esprimono logiche e correnti etiche ed ideali profonde dell’umanità e dello spirito umano, per così dire inevitabili e irreversibili.
Ebbene, di fronte a quei processi, se sappiamo riconoscerli, il problema non è dichiararsi a favore o contrari, tanto meno proclamare inutili banalità pseudo-salomoniche del tipo “si, ma anche“; la questione vera è lo studio e la conoscenza diffusa di essi e la capacità di riconoscere quali esprimono logiche e correnti profonde dello spirito umano. Alla fine si tratta di capire in che modo possiamo evitare di arrivare troppo tardi nell’orientarne la direzione e l’evoluzione.