Democrazia è informazione
È impossibile oggi immaginare la democrazia separata dall’informazione. Ovviamente l’informazione di cui si parla come costitutivamente connessa alla democrazia non è né solo intrattenimento, né gossip o scandalismo. E neppure una informazione rinserrata nel “cortile di casa”, priva di un continuo e ampio sguardo sul complesso e vario mondo attuale. L’informazione (le “news“) necessaria deve essere professionale, approfondita e plurale. Il diritto e il dovere di informare e di essere informati, rimangono ancora oggi tra i meno rispettati. E tuttavia senza una seria informazione, diventa impossibile per i cittadini “conoscere per deliberare“. Diventa impossibile una autentica democrazia.
Tutto ciò è ancora più essenziale nel mondo globalizzato.
Perciò è più inquietante e inspiegabile la minaccia di chiusura che da parte del governo italiano attuale è rivolta in modo particolare a Radio Radicale, al quotidiano Avvenire e al quotidiano il manifesto.
Apparentemente la minaccia riguarda anche alcune altre piccole testate, ma, a mio parere, il coinvolgimento di queste ultime serve solo per “fare ammuina“, come si suole dire in gergo, cioè per nascondere i veri obiettivi di quella minaccia.
Per argomentare quanto vado dicendo, è bene partire da un dato evidente. E cioè dal fatto che Radio Radicale, il quotidiano Avvenire e il quotidiano il manifesto, sono espressione di tre importanti tradizioni culturali occidentali.
A partire da tale premessa, credo sia possibile proporre, a freddo, un’ipotesi alternativa, per tentare di spiegare l’incredibile attacco alla libertà di informazione che dall’interno del governo italiano si sta conducendo, minacciando di far chiudere organi come Radio Radicale, il quotidiano il manifesto e il quotidiano Avvenire.
Anzi, il fatto che siano proprio questi tre organi di informazione i principali bersagli ci può aiutare a formulare un’ipotesi fuori dalle consuete analisi o dialettiche politiche.
Infatti, non credo che basti a spiegare tale attacco alla libertà e al pluralismo dell’informazione la vena di autoritarismo che pur serpeggia nei paesi democratici occidentali sull’onda – o approfittando – di una grave crisi economica.
D’altra parte, appare paradossale oltreché incoerente il richiamo al “primato del mercato” addotto per giustificare la minaccia all’esistenza dei suddetti organi di informazione, se teniamo conto di due considerazioni. La prima consiste nel fatto che il risparmio per le casse dello Stato sarebbe trascurabile (d’altronde risulta che il “fondo” da cui sono attinte le risorse a sostegno degli organi di informazione, non verrebbe cancellato ma rimarrebbe in ogni caso nella disponibilità del governo). La seconda considerazione riguarda il virulento attacco condotto in varie occasioni dall’interno del governo proprio al principio del “primato del mercato”, in altri importanti settori dell’agenda politica.
E allora cosa pensare?
Come dicevo, l’avvio per formulare una modesta ipotesi è dato proprio dalla considerazione che oggetto specifico dell’attacco alla libertà e alla pluralità dell’informazione siano appunto Radio radicale, il manifesto e Avvenire.
Non è casuale infatti che questi organi di informazione siano eredi di tre grandi tradizioni culturali del mondo occidentale. Non è un caso che proprio il loro retaggio e la forza della loro tradizione li renda meno condizionabili di altri. Non è un caso che proprio le eredità e le promesse (anche quelle non mantenute, anzi proprio perché non mantenute) della loro tradizione li rendano più liberi e autonomi. Non è un caso infine che proprio la solidità e l’attiva permanenza di tali tradizioni culturali siano un forte antidoto alla strategia delle fake news che oggi viene utilizzata senza scrupoli e con enormi risorse come fabbrica del consenso.
Non sarà magari proprio la permanenza di quelle tradizioni e il richiamo di quelle promesse che questi strani governanti, senza storia e senza memoria, tentano di oscurare?
Per costruire che cosa? È difficile, quasi impossibile saperlo.
Per avere qualche luce in più potremmo forse farci aiutare dalla letteratura, o dalla fantascienza e, oggi, anche dalla fiction. Provate con L’uomo nell’alto castello, o con The Handmaid’s Tale, per esempio.
Immagino già che qualche lettore sarà spinto a un sorriso incredulo, o a un’alzata di spalle, come per dire: caro autore attribuisci troppa perspicacia e capacità strategica ai nostri governanti.
Essi rappresentano semmai solo una mistificante e passeggera avanscena!
Caro lettore, spero che tu abbia ragione!