L’insostenibile indifferenza del vivere
Siamo veramente finiti in una “colloidale cultura media” (Goffredo Fofi)? Una specie di chewing gum che avviluppa giornali, università, televisione, editoria, dibattito intellettuale fino alla conversazione quotidiana? Siamo proprio “incartati” in una “melassa” sostanzialmente uniforme e soprattutto facilmente digeribile che smussa ogni articolazione e ogni contraddizione di valori e punti di vista, perché tutto sia soltanto un finto scambio di ruoli e una variazione del “medesimo”?
Siamo veramente incapaci di mettere in discussione l’ordine imperiale che ci sovrasta, incapaci quindi di riconoscere scandali di ogni sorta, piccoli o grandi che siano? Siamo veramente tutti vittime di quella tecnica efficientissima che convince le masse a volere o a credere di volereciò che i loro padroni vogliono?(G. Negrelli)
Siamo veramente tutti trasformati in un “gelatinoso ceto medio”? Un ceto subentrato, trionfalmente, alle classi tradizionali, e occupato, allegramente, a navigare in una “medietà che non è la modesta e onesta tappa in cui quasi tutti noi mediocri siamo ovviamente costretti a fermarci nel cammino verso l’alto, ma è la totalitaria eliminazione di ogni tensione fra l’alto e il basso, l’ordine e il caos, la vita e la morte, il senso e il nulla”?(Magris-Levi Della Torre, Democrazia, legge e coscienza, Codice edizioni).
Siamo tutti “riconfigurati”, attraverso una immersione in “una (in)cultura dell’optional, che ammannisce un po’ di tutto mettendo tutto insieme….sullo stesso piatto, pornografia e prediche sui valori familiari, fumisterie esoteriche e pacchiane superstizioni. Un etto di cristianesimo e un assaggio di buddismo, volgarità plebea e volgarità pseudo-aristocratica, dispregiatori delle masse graditi a queste ultime, Madonne di gesso che piangono e veline che discutono coi filosofi, abbronzature di famosi su belle isole e pii cavalieri dissotterrati e messi impudicamente in mostra”? (C. Magris, Democrazia, legge…cit., p.16)
Assistiamo forse a una specie di “evoluzione” del laissez-faire del liberalismo classico che diventa oggi un “succhiare” e un “lasciarsi succhiare” postmoderno?(Peter Sloterdijk (Caratteri filosofici, Cortina editore). Siamo diventati tutti componenti di un “mondo liquefatto” – da cui attingono televisori e “tele succhiotti” – e in cui nessuno sa più cosa sia la vita solida e indipendente?
Siamo davvero intrappolati senza scampo in questa “condizione” o è ancora possibile una via di fuga? E questa condizione è solo l’effetto dei vent’anni di indecente “totalitarismo soft” vissuti da noi in Italia o una modalità molto più generale – e complessa! – che riguarda la nostra storia di oggi, il nostro esistere e il nostro tempo postmoderno, come sostiene Peter Sloterdijk?
E tutto questo è forse davvero il frutto della nostro allegro “vassallaggio” nei confronti di quel “valore monetario” che si aggira fra noi, uomini e donne di oggi, e che, come ridente comunicatore, sottrae tempo e anima ai vivi e regna sovrano, quasi senza pretesti, sulle società avanzate”? Che ne è allora della soggettività umana, dalla quale sembra spuntare, in ogni contesto, ben messa a nudo, l’anima monetaria? Stiamo veramente diventando una società di “acquirenti comprati e di magnaccia prostituti” (P. Sloterdijk, Caratteri…cit. p.96) in rapporti di mercato globalizzati? Sarà forse per questo che, come ha scritto Michel Serres, noi poveri, voi e io, in questa crisi, corriamo urgentemente in soccorso dei ricchi, tramite lo Stato? Forse i ricchi sono diventati talmente ricchi da apparire, in modo quasi ovvio, a tutti, tanto necessari alla nostra sopravvivenza quanto il mondo stesso?
L’umano “scambio simbolico” si è forse ridotto – con modalità diverse e raffinate – allo scambio monetario?che rende tutto optional, intercambiabile?
Avrebbe ragione, in questo caso, Peter Sloterdijk quando sostiene che, nelle nostre società avanzate, tutte le dimensioni essenziali del nostro esistere: non solo il lavoro, ma anche lacomunicazione, l’arte e l’amorefanno ormai parte dei finali di partita del denaro! L’amare quindi che diventa, e anche questo senza obiezioni, solo un modo per colmare le proprie mancanze e soddisfare i propri bisogni semplicemente trattando gli altri come oggetti “usabili” e intercambiabili?
Ma che è accaduto perché potessimo arrivare a questo? E perché tutto questo avviene senza nessun tipo di inquietudine?
Un commento
Anonimo
Potrebbe essere così o, almeno, così appare che sia. Ma, anche se non con questa dimensione globale, non è la prima volta che accada nella storia che l'umanità sia finita in un “omogeneizzato” culturale, appiattito sull'unico valore della ricchezza o del potere. Eppure, anche in quei momenti non sono mancate piccole favile di alterità che, assumendo altri punti di vista, per il tempo minoritari o eretici o sovversivi, sono riusciti a produrre una capacità di pensiero divergente rispetto all'omogeneizzato dominante. Ho fiducia che anche stavolta andrà così, a patto che quelli tra noi che hanno coscienza dell'omogeneizzazione in corso non si vergognino o non si stanchino di dire “Per qunto mi riguarda, non sono d'accordo perché….”