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Il gioco a due e il… “terzo escluso”
Chissà se la partecipazione degli italiani ai recenti referendum ha espresso un momento di espansione della coscienza o soltanto una reiterazione di quello che Michel Serres ( Tempo di crisi, Bollati Boringhieri) chiama il monotono e infecondo “gioco a due” che le società umane praticano da molto tempo! Il “gioco a due” è quello che appassiona tanto le folle e le nostre antiquate politiche. Il “gioco a due” è quello che lascia fuori il “mondo” dagli interessi di politici, leaders, opinion makers, educatori, religiosi, uomini di cultura, imprenditori, ecc. La loro inadeguatezza e desuetudine, come quella dei cittadini in genere, si misura dalla loro ignoranza delle “parole” e delle “cose”…
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Penso, dunque rido!
Una coppia di coniugi molto anziani, oltre i novant’anni, consulta un avvocato divorzista. Il legale chiede: ”Perché adesso? Avete più di novant’anni, siete sposati da oltre settant’anni, perché divorziare adesso?”. I due spiegano: “Volevamo aspettare che i ragazzi non ci fossero più!”. Se avete ridacchiato, – commenta il matematico John Allen Paulos -, probabilmente non avete un cervello di silicio (forse un cuore di pietra, ma non un cervello di silicio, come un robot!). Riconoscere le sfumature emotive richiede una somma di abilità che ovviamente non sono ancora (se mai lo saranno!) tra le proprietà delle macchine intelligenti, riconosce Martin Minsky. In realtà,quelle abilità non sembrano tanto diffuse neppure tra…