Quando si parla di Dio non è quasi mai veramente di Dio che si parla! Quale cristianesimo? (3)
Questa non l’avevamo ancora sentita! E dire che alle amenità e baggianate, sfornate quotidianamente, da politici e governanti italiani, c’eravamo talmente abituati da non ridere più, fino a pensare che, in questa nostra “povera Italia”, ormai, non abbiamo più bisogno di comici. I veri comici sono loro, come ha detto una volta Benigni! Sarà forse per questo che i comici di professione, nel nostro Paese, non hanno vita facile e sono le prime vittime di questo potere politico! Tuttavia sentir dire da Bossi, secondo quanto riferiscono i giornali e le agenzie, che il partito della Lega Nord è “il vero difensore delle radici cristiane”, è come assistere al “funerale” del linguaggio e del significato delle parole, e anche a quello dei concetti cristiani!
Come se la fede cristiana e il messaggio di Gesù si potessero identificare con una terra, una biologia, un popolo, una cultura, un territorio o addirittura un patrimonio etnico!
Come se si potessero presentare come “cristiane” le forme “nostrane” di nazionalismo, xenofobia e razzismo, subdolamente e cinicamente trasformate in linee politiche e scelte legislative, investendo, come avvoltoi, sulle paure della gente, in un mondo che si avvia irreversibilmente, come è accaduto altre volte, nei momenti cruciali della storia europea e non solo europea, verso scambi e incroci di ogni genere!
Come se potesse essere considerata “cristiana”, invece che anticristiana e pagana, la mentalità – continuamente propagandata, oggi, dalla Lega, con l’acquiescenza dei suoi alleati che si proclamano cristiani – consistente nel teorizzare, tra le altre cose, il rifiuto di ciò, o di chi, non è nativo, non scaturisce dal patrio suolo, chi non è come noi, chi non appartiene al nostro gruppo naturale o “culturale” (sic!), non ha il nostro stesso sangue, chi viene da “fuori”, e rischia di “contaminare” la nostra storia, dimentichi che tutta la storia dell’Europa, e dello stesso cristianesimo, è una storia di “contaminazioni”, in linguaggio teologico, si direbbe, una storia di “incarnazioni”!
Certo, anche i cristiani, spesso, hanno svenduto la loro “visione” originale, il loro logos, in cambio di una maggiore “spendibilità” della loro visibilità e forza sul mercato politico e mediatico. Forse c’è anche questo all’origine della corsa, da parte di tanti, alla “valorizzazione” e all’utilizzo del cristianesimo come clava, in termini di identità sociologica e di strumento di contrapposizione e di lotta tra civiltà, in un mondo già tanto frammentato da una globalizzazione senza regole.
Ma che c’entra tutto questo con il Messaggio cristiano? Siamo soltanto di fronte al riemergere dell’antico, ripetuto, tollerato, uso della religione come strumento di potere!
Ritorna oggi quindi molto più appropriata, invece della contiguità con tali posizioni, la dolorosa e dura invettiva, espressa più di un secolo addietro da Holderlin:
“Da troppo tutto il divino serve all’uso
E tutte le forze divine […]
Sono sperperate […] da una razza
Furba e irriconoscente”! (F. Holderlin, Vocazione del poeta, in Poesie, Milano 1971, p. 94)