Sogni di una notte di fine estate
Siamo ancora capaci di sognare? Chi ci ha rubato o ci ruba i sogni? Che ne stanno facendo delle nostre vite? Qui si tratta dei sogni “a occhi aperti”, perché di quelli notturni sono capaci tutti, forse anche alcuni animali. E poi quelli svaniscono facilmente all’alba. E comunque diventano solo materia per psicanalisti, cabalisti, rotocalchi e per qualche chiacchiera. I “veri” sogni quelli di cui sembriamo non più capaci, sono quelli “a occhi aperti”, quelli capaci di cambiare la nostra vita, le nostre relazioni, i nostri progetti, le nostre emozioni e il nostro futuro umano! “I have a dream”!, quante volte è stata ripetuta questa frase famosa, anche in altre lingue, da giovani o adulti, noti o meno, in occasioni diversissime della vita. Quante volte una frase del genere e la ricerca attiva di quanto ad essa corrispondeva, ha cambiato non solo la vita degli individui ma anche quella di interi gruppi e comunità, le più diverse! Quante volte la parola “sogno” o il desiderio vivo e la capacità, da parte di alcuni, di “visione” di un sogno, ha consentito agli umani di fare un “salto” nella loro evoluzione storica e culturale o nella loro esperienza o nella loro autoconsapevolezza. Ma c’è in giro oggi una corruzione del significato anche della parola “sogno”! una parola associata sempre, nella storia o nella letteratura, ai grandi amori o a relazioni fantastiche o a progetti, creazioni, orizzonti simbolici e nuove prospettive umane, personali, sociali, religiose o culturali. Oggi, invece, sembra che sia in atto un’operazione di “depotenziamento” tale da associare il significato di “sogno” solo alle esperienze inconsapevoli notturne, o alla possibilità di una “carriera” molto remunerativa, o a una vincita straordinaria all’enalotto, o alla possibilità di apparire per un minuto sugli schermi elettronici, o alla realizzazioni di grandi fortune, o addirittura al desiderio di imitare personaggi pubblici di “cartapesta” o di “plastica”, incantatori di “polli”, spesso senza densità umana! Chi ci ha fatto questo? Sicuramente saranno state le classi dirigenti, politiche, culturali e anche religiose, inette, ciniche, ignoranti e stupide,toccateci di questi tempi!, ma spesso è stato anche il nostro adattarci a desiderare solo la “pentola della carne”, il rassegnarsi a ridurre i nostri “orizzonti” ideali a ciò che è quantificabile e funzionale adesso, sfruttando cinicamente le “opportunità” della situazione presente, e il rinunciare a domandarsi: “perché questo mondo non potrebbe essere diverso”? Ma si può vivere una vita veramente “umana” senza sogni? L’essere umano non è forse tale perché è capace di immaginare, di pro-gettarsi, di creare, di “trascendersi” continuamente? L’essere umano non è tale perché non è mai “soltanto” quello che è? Certo, sognare non significa chiudere gli occhi e far finta di non vedere, ma essere capace di vedere e sentire “oltre” e “altro”. Come sarebbero possibili, altrimenti, l’amore, l’arte, la poesia, la creazione, la musica e anche la fede? E allora? Tiriamo fuori dai cassetti, dove li abbiamo confinati, recentemente o nel passato, a seconda che siamo giovani o non più giovani, i nostri sogni, in tutte le forme in cui li abbiamo rappresentati (in forma di poesie, di canzoni, di diario, di disegno…) e riponiamoli al centro delle nostre vite. Forse le nostre vite non saranno, solo per questo, più fortunate, ma sicuramente saranno più umane! E allora potremo dire di avere vissuto!
Io nel cassetto ho trovato questo sogno di una notte di fine estate di diversi anni fa
Elogio della pazzia
Sogno amori mai vissuti
vedo colori d’altri mondi
invidio chi parla all’aria
e chi attende una risposta
dalle nuvole.
Se tu rincorri il vento
se odi il mormorio delle stelle
se affidi al mare i tuoi segreti
io ti amo,
se credi nelle fate
se vivi tra le nuvole
se sogni l’impossibile
siamo amici,
perché io amo
chi corre incontro
a niente.(Pimades, 1974)
3 commenti
Anonimo
Solo un uomo libero sogna.In un film che immagina la biografia della da me amatissima scrittrice inglese Jane Austen, la protagonista giustifica il lieto fine delle sue storie dicendo che i suoi romanzi non sono il luogo del “reale ma quello del “possibile”. Jane era una sognatrice. Solo in virtù di questa potente capacità poteva sollevarsi dalla angusta realtà in cui erano relegate le donne del suo tempo. Non a caso per lei che narrava tante storie d'amore l'amore fu un sogno. Eppure dare del “sognatore” a qualcuno vuol dire deriderlo, stigmatizzarlo come un “illuso incapace”. Perché? Perché colui che è dotato di “rêverie”, ossia che è in grado di sognare ad occhi aperti, è un uomo libero capace di sfuggire a qualsiasi potere. Il sognatore possiede una leggerezza che vanifica le catene, i suoi sogni non si possono afferrare o distruggere. È per questo che il sognatore è potente ed è temuto dal potere. Libero e leggero, il sognatore sguscia via dalle mani di qualsiasi potere e addita i suoi sogni impossibili come possibili a chi è schiavo di bisogni fittizi ed imposti. Credo che per lo più siamo noi ad involarci i nostri sogni. Ci fa paura l'essere liberi. Ci perseguita la necessità di avere, per rimuovere la paura di un “vuoto” che dobbiamo riempire ad ogni costo. Da questa paura possono nascere i sogni fasulli di “cartapesta” di chi – illuso! – pensa così di eludere l'avvertimento di quel vuoto incolmabile che, se è profondamente vissuto, può sorprenderci e sollevarci nell'incanto di sogni potenti “incontro a niente”. Ripensando ad un altro poeta da me amatissimo, direi che solo chi non non crede nella “potenza del falso”, ossia chi non è in grado di “fingere” grandi sogni, è un illuso.
Anonimo
Sogno, quindi sono (libero).
Anonimo
A volte a noi genitori o professori o adulti con responsabilità verso i più giovani capita di “sognare” questi giovani quando saranno adulti. Rischiamo allora di sognare per loro e di trasformare una possibile apertura a un orizzonte altro in una chiusura nel nostro orizzonte. Dobbiamo imparare ad ascoltare i loro sogni, anche quando non ci piacciono. “Cominciai a sognare anch'io insieme a loro, poi l'anima d'improvviso prese il volo” (De André)LUIGI VASSALLO